Mauro Staccioli ha un curriculum di
tutto rispetto. Basta navigare e aprire il suo sito per avere
contezza della sua attività. Nasce
nel 1937 a Volterra e si diploma all’Istituto d’Arte nel 1954.
Nel 1960 si trasferisce in Sardegna e insegna nella provincia di
Cagliari; qui fonda, insieme a giovani artisti e intellettuali sardi,
il Gruppo di Iniziativa. Tre anni dopo si trasferisce prima a Lodi e
successivamente a Milano dove assumerà l’incarico di direttore del
Liceo Artistico di Brera nel 1974/75 e 1978/79 e successivamente del
Liceo Artistico Statale di Lovere (BG). Gli inizi della sua attività
artistica sono saldamente intrecciati all’esperienza didattica e a
quella di intellettuale e politico militante.
Nel
1972 matura l’idea di organizzare una serie di
“sculture-intervento” nella sua città natale, Volterra. Sempre
dal suo sito apprendiamo che: Staccioli ricerca e genera una
“scultura-segno” che nasce dall’attenta osservazione di uno spazio fisico specifico. L'osservatore si pone davanti ai luoghi come il neofita che intende scoprire nuove frontiere sacrali. Osserva in religioso silenzio sottolineandone le caratteristiche alterandone la consueta percezione così da suscitare domande e invogliare se stesso e gli altri a trovare possibili
risposte.
Dalla mostra del 1972 prende corpo la manifestazione Volterra ’73 curata da Enrico Crispolti e sancisce l’inizio di un nuovo modo di intendere la scultura che trova completa espressione nella mostra Lettura di un ambiente - realizzata a Vigevano nel 1977 - e, nel titolo stesso, ne formula il principio.
Dalla mostra del 1972 prende corpo la manifestazione Volterra ’73 curata da Enrico Crispolti e sancisce l’inizio di un nuovo modo di intendere la scultura che trova completa espressione nella mostra Lettura di un ambiente - realizzata a Vigevano nel 1977 - e, nel titolo stesso, ne formula il principio.
Dopo una serie di mostre, organizzate in gallerie e spazi milanesi (Studio
Sant’Andrea, Studio Marconi, Galleria Bocchi) arriva l’invito
alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1978, anno in cui realizza il Muro, una parete di cemento di 8 metri che ostruisce la
visuale del viale d’accesso al Padiglione Italia ponendosi quale
segno critico e provocatorio.
L’artista sviluppa un linguaggio immediato, caratterizzato da una geometria essenziale e dall'uso di materiali semplici come il cemento e il ferro.
Non
male come percorso artistico sviluppato e collocato in luoghi consoni.
Quello che lascia un po' perplessi è il metodo con il quale sono state fissate le gigantesche
composizioni in ferro e cemento in un luogo che porta addosso i segni delle intemperie e degli anni. Tanto per capirci: le mura, anzi quel che resta della basilica di Santa Maria, presentano lesioni trasversali importanti; ciononostante un enorme trave triangolare penetra l'ovale della finestra e va a posarsi nel bel mezzo della cattedrale.
Osceno!, quasi quanto la violenza usata sugli indifesi. Struttura che diventa Fallo profanatore nella sua staticità pavida piuttosto che ago di meridiana posto a misurare il tempo che scorre.
Ovviamente, la sola colpa dell'artista (se proprio dobbiamo appioppargliene una) consiste nell'avere installato le sue creazioni in siti che necessitano di cure particolari per essere preservate dalle intemperie e dall'incuria dei vandali.
Per il resto invito quanti amano la storia dei popoli e le loro origini di recarsi nel parco archeologico Scolacium, in Roccelletta di Borgia, per avere contezza della valenza artistica di Staccioli e l'insipienza di quanti hanno pensato e organizzato gli eventi etichettati “Intersezioni”.
Quello che lascia un po' perplessi è il metodo con il quale sono state fissate le gigantesche
composizioni in ferro e cemento in un luogo che porta addosso i segni delle intemperie e degli anni. Tanto per capirci: le mura, anzi quel che resta della basilica di Santa Maria, presentano lesioni trasversali importanti; ciononostante un enorme trave triangolare penetra l'ovale della finestra e va a posarsi nel bel mezzo della cattedrale.
Osceno!, quasi quanto la violenza usata sugli indifesi. Struttura che diventa Fallo profanatore nella sua staticità pavida piuttosto che ago di meridiana posto a misurare il tempo che scorre.
Ovviamente, la sola colpa dell'artista (se proprio dobbiamo appioppargliene una) consiste nell'avere installato le sue creazioni in siti che necessitano di cure particolari per essere preservate dalle intemperie e dall'incuria dei vandali.
Per il resto invito quanti amano la storia dei popoli e le loro origini di recarsi nel parco archeologico Scolacium, in Roccelletta di Borgia, per avere contezza della valenza artistica di Staccioli e l'insipienza di quanti hanno pensato e organizzato gli eventi etichettati “Intersezioni”.
Questa
è la sesta edizione di “Intersezioni”; che tradotta in soldoni
significa una fiumara di denaro pubblico erogato per il territorio ma
che, purtroppo, vista la scarsa affluenza e l'esiguo giro di soldi
per l'economia locale sembra essere stato speso invano. Solitamente,
dopo il primo flop, la gente normale tituba un po' prima di fare il
secondo, ma qui siamo ormai al numero 6.
A
quale numero intersecante dobbiamo arrivare per non vedere
oltraggiato fino all'inverosimile un sito archeologico con radici
magnogreche, bizantine, romane, che necessita di interventi seri e
mirati come scavi e consolidamenti per poter continuare a
testimoniare le origini della cultura?
Nessun commento:
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.