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martedì 26 ottobre 2010

appunti Dada

©archivio M.Iannino
bozzetto "dada" 
Il coraggio di Duchamp e l’inerzia dei contemporanei.

La buon’anima di “R. Mutt” avrebbe detto: questo non è né un cesso e neanche una tazzina; infatti, nel 1917 presentò un orinatoio come se fosse una fontana artistica. Il gesto dissacratorio di Duchamp firmato con lo pseudonimo di Mutt diede uno scossone al mercato e ai concetti dell’arte in vigore nei primi del ‘900. Al grido di “dada”, che non ha nessun valore o significato, se non quello di rifarsi al suono che emette un neonato nel fare i primi vocalizzi, nato in Zurigo ed esportato in tutto il mondo, Marcel Duchamp, gettò una provocazione intellettuale forte che fece scalpore e non favorì assolutamente la mercificazione dell’arte e del suo concetto di arte nell’immediatezza. D’altronde come pensare di poter vendere un orinatoio per giunta usato? O tesaurizzare roba vecchia raccattata per strada o presa per pochissimi centesimi dal rigattiere?
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Col tempo, i mercanti hanno saputo trarre benefici del ready made duchampiano; hanno sdoganato concetti e imbastito alte citazioni per i seguaci dell’oggetto ritrovato e riproposto sottoforma concettuale differente dagli artisti; confezionato con termini attinenti ai linguaggi visivi, il ready made trasforma in oro ciò che i re Mida della contestazione hanno esposto in tempi non sospetti per scuotere le coscienze, svegliare le menti intorpidite dalla decorazione fine a se stessa o didascalica.
Per Marcel Duchamp la pittura, ma anche la scultura, intese entrambe come linguaggio alto, non dovrebbe soddisfare un puro piacere visivo; devono piuttosto essere in stretta relazione con la materia grigia, con la mente e non esaudire la dittatura estetica dell’occhio educato quasi esclusivamente al bello classico senza alcuna interpretazione ausiliaria.

Secondo Duchamp “Gli ultimi cento anni sono stati retinici. Sono stati retinici perfino i cubisti. I surrealisti hanno tentato di liberarsi da questo e anche i dadaisti, da principio. E ancora: Io ero talmente conscio dell'aspetto retinico della pittura che, personalmente, volevo trovare un altro filone da esplorare.”

E ci è riuscito! A differenza di quanti hanno seguito le sue orme pigramente dopo essersi ritagliati uno spazio nel mercato dell’arte.

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