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sabato 30 gennaio 2010

libertà in arte: il rhytm and blues e gli anni 60




I fiorellini bianchi stampati su fondo viola hanno catturato la mia voglia di viaggiare.
aore12


Vedo una vasta distesa soleggiata.
Ragazzi dai capelli lunghi e dalla barba incolta. Musica rock. Sorrisi. Calore.

Ragazzi e ragazze che si tengono per mano e cantano in coro parole d’amore. Ballano.
Inneggiano al nuovo mondo, alla pace.

Le bancarelle, addossate l’una all’altra,costringono i passanti in fila indiana. Lo spazio destinato al mercatino del sabato tra le palazzine popolari di Pontepiccolo è esiguo. I venditori ambulanti, adagiano la mercanzia sui declivi del terreno incolto e invitano la gente a misurare la biancheria nei furgoni in parte svuotati.
La radio trasmette ritmi musicali e parole sconosciute. Parole graffianti, a volte roche ma piene di musicalità.
La voce del cantante nero diventa strumento che accompagna e s’insinua tra le note della band. Qualche signora anziana storce il muso: meglio Claudio Villa! Che sono ‘ste porcherie! Rumore solo rumore! Yè yè yjèè parlano ‘njiermitu chi li capisce a questi! Ah ma dove andremo a finire. Povera gioventù. È una generazione bruciata! …
“Ti piace? Bella vero? È una camicia americana! I ragazzi in America usano vestirsi così ora… dopo Woodstock”.
Non sento il venditore ambulante. Seguo il ritmo sincopato, l’andata e il ritorno della chitarra elettrica, il rullare della batteria. È avvolgente!
Bella vero? È una canzone di Wilson Pickett. Un cantante di colore che sta spopolando nelle classifiche col suo rhytm and blues. Questi Neri hanno un’anima veramente poetica!

Cantano le sofferenze di un intero popolo fatto schiavo dalla malvagità di quanti si sentivano superiori... poverini!


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