Ce n'è per tutti.
Le tre signore fresche di trucco e parrucco con le rose di S. Rita in mano parlano all'uscita della chiesa. Conoscendo i fatti del comprensorio s'intuisce chi è nelle mire delle tre giudicanti.
La mimica facciale cambia repentinamente. Sdegno. Ipocrita comprensione. Livore per come sono andate le cose e probabile risvolto se. Il se, non dubitativo ma perentorio secondo loro, apre ogni frase. E dall'esterno, pur disconoscendo le reali condizioni dei singoli malcapitati e inconsapevoli inquisiti, sentenziano sulla vita e sulle relazioni tra consanguinei. Eppure, visto che si tratta di donne credenti appena uscite da una funzione religiosa, dovrebbero attenersi ai dettami del vangelo e non giudicare!
L'esperienza accumulata nel tempo fatta di errori e di qualche verità induce a riflettere. Non sempre ciò che brilla è oro! E, restando in tema di saggezza antica, i guai della pignatta li conosce solo il mestolo che gira dentro.
Certo dall'esterno è semplice dare responsi tanto finito il dialogo si ritorna a casa propria e chi vive certe realtà fatte di malattie e ostacoli oggettivi che fanno del disagio sociale un problema del singolo che è alle prese del caso umano specifico e le questioni burocratiche che sembrano studiate apposta per peggiorarne le situazioni rimangono fuori dalla porta d'ingresso. Le acque stagnanti delle comari rimangono tali mentre fuori gli altri lottano e muoiono.
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