Emozionante!
Ho guardato il corto di Muccino forse un po' prevenuto per le critiche negative che mi sono giunte e invece mi sono commosso.
È commovente “spiare” una storia d'amore:
vedere in primo piano l'attualità del presente rappresentata dai giovani innamorati Raoul e Rocio che tornano nei luoghi del vissuto antico. Luoghi saturi di arcaicità ricca di gesti, colture e culture contadine. Vite passate dignitosamente con la coppola e a dorso di mulo a significare quello che fu.
Mi ha suggerito spaccati del vissuto di
Gente che ha sofferto le carestie. Donne e uomini che non possedevano altro che le braccia per lavorare la terra e che a sera si concedevano qualche bicchiere di vino in compagnia.
Contadini, agricoltori che nel piantare un albero proiettavano amore per la progenie. E nel preparare i solchi pregavano affinché il raccolto fosse abbondante. Gente di cuore che seminava tre chicchi di legumi recitando mentalmente: uno per me, uno per il prossimo raccolto e uno per gli uccelli.
Gente ospitale! Con un cuore enorme. che vive una terra magica quanto generosa
Se fossi stato io il regista del corto avrei preferito anziani con la coppola consunta, sporca di terra e sudore. Magari con le toppe ai pantaloni e le camicie sporche di fatica consumate dalle troppe eccessive calzate. Alla maniera neorealista per intenderci. Ma non sono stato invitato io a progettarlo. Perciò va bene così. L'artista, in questo caso è lui, Muccino! E lui ha visto la Calabria così.
E di Calabria e calabresità ce n'è a iosa.
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