PRIGIONIERO.
Josèphine. Questo il nome della
ragazza a cui Ntoni aveva giurato amore eterno. Era belga. Nata in un
paesino a pochi passi dalla miniera, si era messa a spingere i
carrelli di carbone da quando il padre e la madre morirono
schiacciati dal crollo della miniera. Era da poco che le donne
potevano lavorare all'interno della miniera. Il loro compito
consisteva nel riempire i carrelli di carbone e spingerli verso l'uscita; lavoro che
solitamente svolgevano maschi e femmine minorenni.
Per Ntoni tutto questo era un mondo
sconosciuto. A saperlo prima avrebbe preferito fare 24 mesi di naja
anziché lavorare in miniera. Ma ormai era fatta! E poi, se avesse
abbandonato prima, in base all'accordo di De Gasperi, avrebbe
rischiato la prigione. Sì, perché, come gli aveva spiegato
Josèphine, il governo italiano aveva fatto un accordo con quello
belga: braccia in cambio di carbone!
Col passare del tempo, Ntoni capì come
mai tutti si diedero da fare per aiutarlo e il miracolo del lavoro
oltre frontiera ottenuto con estrema facilità. Fare il militare e
prestare il servizio allo Stato sotto le armi o giù in miniera era
la stessa cosa! Questo pensò quando conobbe l'accordo italo-belga
sul carbone.
Comunque ormai era lì. Guadagnava
qualcosa e spediva i vaglia regolarmente alla madre fino a quando...
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