Aspettando la visita.
Prima o poi capita a tutti.
Essere costretti su una sedia in una
sala d'attesa per ragioni di salute. Aspettare che qualcuno chiami ed entrare doloranti ma fiduciosi di porre fine alla causa
del malessere. Capita a chiunque, prima o poi.
Capita anche di dovere condividere gli
spazi con altri pazienti e con i familiari dei pazienti. Bambini
compresi.
In questo variegato mondo di doloranti
membra, almeno una volta si stava in rigoroso silenzio o al massimo
si parlava a voce bassa per non disturbare il lavoro dei sanitari e
anche per evitare ulteriori disagi agli ammalati in attesa. Adesso
non è così!
I costumi e l'educazione sono cambiati:
Cellulari che lanciano allarmanti note.
Persone che gridano al telefono. Bambini che giocano rumorosamente
coi tablet. Gente che interroga internet e suggerisce analisi
strumentali e terapie mediche specifiche per il malanno del congiunto
in attesa.
Un mercato! Sembra di essere in un
mercato della frutta dove chiunque si sente autorizzato a imporre la propria mercanzia e non in un luogo adibito a scienza sanitaria.
“ Il clisma opaco. Ecco mamma. Questo
devi fare”. Dice perentoria la figlia mostrando il cellulare
all'anziana donna. “Questo ti sblocca. Rompe il tappo di cacca...”.
“Che ne so! Risponde la signora mamma. Sono otto giorni che non
vado al bagno. Mi hanno fatto i clisteri e niente. Solo un'acqua
gialla. ...”.
Dall'altro angolo del corridoio il
bambino in braccio al padre parla con lo schermo. Con quello che vede
nello schermo! “Pensi di fregarmi ah! Brutto minions. Ma non mi
freghi. Tieni prendi questo e questo...”.
Intanto la sala continua a riempirsi di
pazienti. Arrivano i parenti della signora costipata e ognuno dice la
sua soluzione certa e sicura, personale o suggerita da qualche
illuminato conoscente. Qualcuno si sposta. Va in perlustrazione negli
altri reparti con la speranza di incontrare e coinvolgere parenti e
conoscenti impiegati all'interno dell'asp per risolvere velocemente e
bene il problema intestinale della signora che non caga da diversi
giorni.
Che gabbia di matti.
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