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lunedì 4 luglio 2016

Bangladesh davvero l'Isis dietro gli attentatori?

Bangladesh, il dramma di un Paese povero


La causa che genera i mali peggiori si chiama profitto.
È per profitto che si organizzano gli attentati terroristici camuffati da religiosità oltranzista.
È per profitto che si organizzano gli esodi di massa.

I viaggi della speranza che iniziano dall'Africa sono sempre e comunque fruttuosi per chi li organizza e li gestisce. Mediamente un viaggio costa sui 15,20mila euro. E chi non ha i soldi per pagarselo è usato come fonte per pezzi di ricambi umani. Chi non paga per intero il viaggio è ucciso! Gli espianti di organi venduti clandestinamente movimentano giri di affari inimmaginabili.

Cifre da capogiro fanno muovere e aumentano la cupidigia umana. In Africa e nel resto del mondo!

Le drammatiche notizie che giungono dal Bangladesh scaturiscono anch'esse dall'assurda teoria affaristica dei mercanti, e, forse, dalla deprecabile teorizzazione oltranzista opposta. Analoga a quella vissuta in Italia negli anni di piombo.


Le vittime erano in Bangladesh perché lavoravano nell'industria tessile, un settore particolarmente sviluppato nel paese, dove molte grandi firme internazionali hanno spostato parte della produzione per via della manodopera a bassissimo costo.

Il mercato tessile in Bangladesh è diventato per moltissime griffe internazionali una riserva preziosa. Jeans e altri capi esposti nelle migliori boutique a prezzi esorbitanti, qui, sono prodotti con pochi centesimi. Un operaio o operaia del tessile percepisce non più di settanta euro al mese. L'aumento salariale è avvenuto dopo i drammatici incidenti del 2013 (allora era di 38€ mensili), quando un intero fabbricato si è sgretolato sotto il peso dei macchinari installati sui solai non adatti a reggerli.

Nel complesso del Rana Plaza, che ospitava diverse fabbriche a basso costo di vestiti, una banca e un centro commerciale, al momento del crollo si trovavano circa tremila persone. Più di ottocento sono morti e molti altri sono rimaste inabili al lavoro.

Oggi si torna a parlare del Bangladesh per un'altra strage a Dhaka, centro importante per la movimentazione manifatturiera tessile. Una carneficina dal sapore ideologico, vista la cultura degli attentatori, maturata in un ambiente repressivo e schiavizzante. Comunque, se così fosse, rimane un gesto riprovevole.

Il mio cordoglio va alle famiglie delle vittime. Siano esse in Bangladesh, in Africa, Europa, America.

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