L'avevano atteso tanto, l'uomo del
cambiamento.
In campagna elettorale aveva promesso
che si sarebbe impegnato fortemente per combattere il malaffare, il
clientelismo e avrebbe messo in atto la tanto discussa “questione
morale”, della quale parlò ampiamente per primo Enrico
Berlinguer, per dare un volto nuovo alla politica calabrese e
ridare fiducia ai cittadini, ai giovani e alle donne, ai vecchi, ai
pensionati, ai senza lavoro, agli esodati e a quelli che hanno perso
il lavoro ed a quelli che il lavoro ce l'hanno e per mantenerlo
devono adattarsi al mestruo giornaliero di chi comanda.
Le elezioni le ha vinte. Adesso comanda
lui! E forte della sua posizione ha cambiato alcune leggi che,
secondo lui, erano dei freni al suo programma. Ma queste sono
questioni che non tutti mastichiamo e comprendiamo bene.
Quello che però sappiamo, dopo un anno
e mezzo di governo niente è cambiato. no. Anzi qualcosa è cambiato.
È cambiata la sede (ma solo per
alcuni). Adesso la casa dei calabresi è abitata da oltre 1300
dipendenti che per parcheggiare, bere un caffè, mangiare un boccone si affidano alla divina provvidenza, pregano in aramaico da quando varcano la porta di casa fino a quando devono
timbrare l'entrata e le uscite (ma non tutti).
Le mense con annessi bar per ristorarsi, che dovrebbero servire i dipendenti e gli eventuali utenti durante le ore d'ufficio, esistono solo sulla carta. Spero, per gli avventori dell'enorme contenitore, che almeno sia costruito con i criteri antisismici, dato che quando soffia forte il vento le scrivanie e le sedie si animano di
vita propria e tutto balla.
Passando dalla nuova sede di Germaneto,
la casa dei calabresi, a parte il nome che la rende intima e
familiare, non venga in mente a nessuno di fermarsi per porgere un
saluto al governatore: non c'è mai! E se c'è è impegnato
fortemente a risolvere complicati problemi regionali. Osservate,
piuttosto,da lontano, il troppo pieno del parcheggio destinato alla
plebe e quello semivuoto con accesso riservato ai dirigenti.
Osservate bene il mostro in ferro e
cemento oscillare al vento, se siete degli osservatori attenti
riuscirete a vedere la lucida vanagloria pelata di chi ben sa come
prendere per il culo le masse, giocare coi loro bisogni, mandare in
tv i compaesani (c'è stato il momento dei reggini ad aprire i pacchi ed ora quello dei
cosentini da
Flavio Insinna, ma forse è solo una combinazione fortuita) e poi sa
come creare la rete di amicizie tra dipendenti, dirigenti e opinione
pubblica, senza naturalmente dimenticare i media che, asserviti,
gongolano attorno alle sue vuota gesta.
La realtà è ben diversa. Amaramente
diversa, purtroppo.
Oliverio ha deluso! Non ha mantenuto
nessun punto del suo programma. I calabresi sono stati imbrogliati
ancora una volta.
Nessuno si meravigli se alle prossime
elezioni vincerà l'astensionismo.
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