Soldi soldi soldi. Beneamati soldi!
Alla base di ogni azione c'è sempre da fare i conti con i soldi! E
finalmente Papa Francesco dice basta ai soldi perché i sacramenti
sono gratuiti. Chissà quanti preti storceranno il naso in segno di
disappunto in questo momento. Personalmente ne conosco qualcuno.
Concordo, comunque, con Francesco: il
listino prezzi in chiesa è uno scandalo!
Tutti i listini che pesano sulla
dignità umana sono scandalosi! Anche quelli che stila il governo e
li spalma indistintamente sui cittadini prescindendo dalle reali
necessità e possibilità di spesa dei singoli sono uno scandalo!
D'accordo, che si siano create nel
tempo delle sacche di privilegiati anche nel sindacato è
incontestabile ma demonizzare tutti e demolire lo Statuto dei
Lavoratori ce ne vuole. Renzi ha la faccia per farlo e lo sta facendo
bene. È riuscito a catalizzare le attenzioni dei media e dei
cittadini sul falso problema dell'articolo 18 come se lasciando le
mani libere alle aziende di licenziare si risolvessero tutti i
problemi inerenti il lavoro e l'occupazione.
Courtesy Mario Iannino, "convivenza" |
Forse Matteo Renzi non sa che i primi a
rendere il lavoro precario sono state le politiche di coogestione
tra aziende e sindacato praticate negli anni ottanta/novanta.
L'accordo politico prevedeva che
l'azienda e il sindacato gestissero insieme una serie di
problematiche inerenti gli esuberi di personale e il relativo “esodo
indolore” accompagnando alla pensione quanti avessero maturato una
certo numero di contribuiti pensionistici in armonia con l'età
anagrafica dei soggetti interessati all'accordo perché appunto,
doveva esserci il consenso volontario dei lavoratori.
Ma caso volle che la dignità iniziale
posta in essere dalle intenzioni sindacali di fatto fosse messa a
dura prova dalle liste di mobilità inps e mortificata dalle realtà
lavorative contingenti che facevano uso delle liste di mobilità per
espletare lavori a costo zero.
Insomma si aprì la fase del lavoro
nero istituzionalizzato. Cioè, una forma legale di sfruttamento dei
lavoratori che per non essere depennati dalle liste di mobilità e,
quindi, rimanere senza salario, erano costretti ad accettare le
chiamate degli enti che per risolvere le carenze di personale
pescavano nelle liste definite genericamente di pubblica utilità.
Risultato? Tutte le lotte sindacali
fatte per migliorare la vita dei lavoratori e dare dignità al lavoro
stesso sono andate a farsi fottere! Non tanto per le professionalità
mortificate dalla sottostima dei nuovi lavori ma perché ad essi non
era corrisposto neanche il relativo equivalente in denaro come poteva
essere il rimborso spese, i viaggi o le trasferte previste dai vecchi
contratti di lavoro.
È logico che la nuova situazione
induca i lavoratori a risparmiare. Risparmiare sulle automobili, sui
beni che qualcuno ha definito voluttuosi, l'hi tech, la casa, i
vestiti e per ultimo i beni di prima necessità come gli alimenti,
saltando piè pari la voce cultura composta di libri e letture varie,
le opere d'arte e persino le volgarissime stampe didascaliche prodotte
con il preciso compito di fare proseliti o indottrinamenti.
In sintesi, dal taglio dei rami secchi aziendali si apre la fase recessiva che sfocia nell'attuale amara crisi economica e morale che porta alla guerra tra poveri.
In sintesi, dal taglio dei rami secchi aziendali si apre la fase recessiva che sfocia nell'attuale amara crisi economica e morale che porta alla guerra tra poveri.
È semplicistico se chiudo il pezzo
dicendo e auspicando una redistribuzione più equa delle ricchezze,
così, tanto per ridare dignità alla vita di donne e uomini che
sopravvivono appena?
Anche se, in ultima analisi, di sicuro, la redistribuzione di beni materiali e immateriali quale la cultura nella accezione più ampia del termine accenderebbe i lumi della ragione e porterebbe innumerevoli benefici per una civile convivenza
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