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lunedì 8 aprile 2013

la Vita è spettacolo ma non quello di Grillo

courtesy M. Iannino, "sottovuoto" 2013

Rivedi il copione Beppe!


Lo so. Se non c'è almeno un vaffanculo o una proposta che evidenzia la rabbia e l'impotenza della maggioranza, la maggioranza non segue. E questo vale sui social network, nei mass media oltre che in politica.

Per non parlare dei tagli degli stipendi ai manager. O le invettive contro i politici.

Insomma basta essere contro qualcuno o qualcosa per mietere consensi dalla massa.

Appunto la massa! Ma la massa dov'era fino ad ora? Ha qualche colpa, oppure è così smemorata da non ricordare i numerosi “me ne fotto” sussurrati o gridati nell'era delle vacche grasse?

Per essere onesti e sinceri, Grillo anche nei tempi passati faceva questo tipo di satira. I suoi spettacoli erano conditi di fatti e misfatti della politica spicciola. Quella politica che governava il quotidiano e che consentiva di vivere a chiunque. Ma eravamo in un teatro o in una piazza e la risata era liberatoria. E comunque c'era ancora il lavoro e i soldi degli stipendi nelle tasche.

Non c'erano ancora le riforme della Fornero, (la modifica alla legge 18 che ha dato carta bianca ai licenziamenti) e i dipendenti, specialmente quelli che lavoravano nelle fabbriche, erano tutelati dallo statuto dei lavoratori. Insomma le tutele giuridiche della massa non erano ancora state stracciate e umiliate dai tecnocrati e le persone, i Cittadini, avevano ancora barlumi residuali di cittadinanza repubblicana.

È ovvio che in un clima simile chi grida e sbraita contro il sistema e manda affanculo tutti diventa di sicuro un capopopolo.

Certamente non dicono: “hai sbagliato a votare me”.

Non ci sono dubbi, Grillo è stato tenace! Ha continuato negli anni a fare spettacoli denunciando cose note in Italia e anche altrove. Ha portato in scena lo stesso copione della politica arraffona.

Ed ora? Ora che è riuscito a trasformare gli spettacoli in rappresentanza politica che fa? Continua a fare inconcludenti spettacoli. Scappa e si nasconde perché sa che i giornalisti gli corrono dietro e per lui questa cosa è fonte di enorme visibilità.

È una pubblicità gratuita!, che, anche se non aiuta chi ha dato fiducia al teatrante e ai suoi soldatini di piombo schierati contro le Istituzioni e sordi alle esigenze di chi davvero soffre la fame, a lui personalmente gli torna utile. Fino a quando? Dipende dalla rabbia di chi ancora gli dà ascolto.

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