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domenica 28 ottobre 2012

sentenze e visibilità mediatica

Cronaca delle ultime ore:


Da una parte Salvatore Parolisi che ha una sentenza pesantissima: l’ergastolo con l’imputazione di avere ucciso la moglie Melanea Rea in un bosco con 35 coltellate; e dall’atra Silvio Berlusconi condannato a 4 anni che si riducono a 1 per via dell’indulto nonché l’interdizione dai pubblici uffici perché ritenuto “socialmente e fiscalmente pericoloso” rimbalzano nelle piazze medianiche con toni e colori differentissimi come lo sono i relativi “imputati”.

In questo momento a un caporale, che abbiamo visto piangere in televisione, smarrito, confuso, pieno di contraddizioni e paure per alcune storie libertine consumate alle spalle della moglie,  gli è stato imposto l’ergastolo e tolto la patria potestà sulla figlioletta.
Per un disguido, la sentenza è stata letta mentre lui si trovava nei sotterranei del tribunale e quando è giunto in aula il giudice gli ha chiesto se voleva ascoltarla ma lui, Salvatore Parolisi, ha rifiutato di sentirla e si è dichiarato innocente. Gli avvocati difensori aspettano di leggere le motivazione della sentenza per inoltrare ricorso.

Silvio Berlusconi ha fatto incetta di denunce, avvisi di garanzie, processi. L’avviso di garanzia più eclatante gli è stato notificato in mondovisione quando era Presidente del Consiglio, all’inizio della sua avventura politica. Il governo cadde e noi italiani perdemmo la faccia. Tra alti e bassi, interventi sulla “giustizia”, decreti legge, sfiducie reciproche tra destra e sinistra, intercettazioni ambientali, bugie e mezze verità sono trascorsi venti anni. Il risultato è, oggi, sotto gli occhi di tutti: recessione, perdita del lavoro, delocalizzazioni produttive, povertà galoppanti per il 90% della popolazione italiana, ovviamente non tutte queste vicende sono imputabili unicamente a una sola persona o a un solo partito.
I rapporti internazionali, ormai deteriorati, fanno decadere il governo Berlusconi, (l’ultimo?) e mettono alla guida del Paese il Governo dei Professori con a capo Monti.
Berlusconi sembra aver deposto le armi ma la sentenza di condanna di ieri a 4 anni per frode fiscale e 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici gli ridanno carica e torna in campo per un’altra battaglia contro quella che lui stesso ha definito magistraturocrazia.

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