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venerdì 7 settembre 2012

nei meandri dell'arte e della pittura

Ancora una volta mi trovo costretto a scrivere di false proposte partorite dal sottobosco culturale che agita le acque della pittura e dell'arte in generale.
Lo faccio per mettere in guardia gli sprovveduti (lo sono stato anch'io da giovane) dalle lusinghe di certe organizzazioni che, specie nel contesto del clima recessivo attuale, cercano di fare cassa solleticando le presunte vanità artistiche e approfittando delle umane debolezze dello sterminato esercito al soldo del sottobosco culturale affittano spazi espositivi, recensioni e pubblicazioni.
Lo faccio con estremo rammarico perché senz'altro, per alcuni, è un lavoro come un altro; un commercio come può essere vendere dischi o scarpe. E, dimenticando che la cultura è ben altra cosa, inviano messaggi a chiunque facendo di tutta l'erba un fascio.
la cultura non è in vendtia

Certo, se la smettessimo di reputare l'opera d'arte un bene rifugio che attrae enormi ricchezze materiali e volgessimo lo sguardo in tutt'altre direzioni capiremmo quanto questi messaggi sono deleteri e fuorvianti.

Non intendo fare moralismi. Voglio semplicemente chiarire, una volta per sempre, il disappunto mio, dei lavoratori intellettuali, atipici per certi aspetti nel mercato del lavoro istituzionalizzato, e di quanti lavorano seriamente per proporre poetiche evolute e non cosine artigianali, col dovuto rispetto per gli artigiani della decorazione, attraverso la concretezza del prodotto intellettuale e consequenzialmente delle opere che, per inciso, sono da ritenere patrimonio dell'umanità.

È una provocazione? La ritenete tale perché se così fosse tutta la filiera andrebbe a farsi fottere?

Non credo! E se provate a meditare su alcune piccole sfumature, anche voi ostici sarete del mio stesso avviso perché:
L'opera intellettuale non è un bene immobile, una proprietà esclusiva ma qualcosa di altamente evoluto che prescinde la materia e giova fortemente alla salute mentale della società.


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