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lunedì 16 aprile 2012

Esodati, lavoratori vittime della finanza creativa

L'esodo dalle grandi fabbriche inizia con l'accordo sulla mobilità tra Stato aziende sindacato negli anni novanta e fu applicato laddove c'erano lavoratori in esubero. Le aziende col beneplacito dello Stato accompagnavano i lavoratori, con oltre 55 anni di età e 30 circa di contributi versati, alla pensione, aiutandoli con un assegno mensile pari all'ottanta % circa del salario fino al raggiungimento dell'età pensionabile prevista per legge, mentre chi non aveva raggiunto i requisiti era a disposizione del mercato del lavoro come lavoratore in mobilità socialmente utile.
Questo per sommi capi l'accordo sindacale che precede il cancro sociale definito esodo dal mondo del lavoro.

Oggi la finanza dei ricchi e potenti del mondo scrive una verità di parte sullo stato sociale e sul diritto alla sopravvivenza: quella del forte che mangia il debole! Perché a pagare sono ancora una volta i dipendenti e mai gli ammiragli che non hanno saputo guidare le imprese le fabbriche gli uffici e i ministeri.

Lassismo, incapacità, ubriacatura sociale dovuta ai miraggi sparati a raffica per vendere i prodotti effimeri del consumismo postbellico?

Inutile intraprendere voli pindarici sui fenomeni che hanno causato i danni attuali e trovare spiegazioni al fenomeno! Urge trovare una quadratura del cerchio meno dolorosa noi topi di laboratorio che abbiamo prestato il fianco al benessere voluttuoso, alle rate per la casetta al mare o in montagna, la macchina e prima ancora la lavabiancheria al frigorifero e per la televisione.

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