Abbiamo conosciuto il selvaggio West nei film.
Quanta apprensione nelle sale buie dei
cinema o nel soggiorno di casa davanti alla tivvù. La vecchia
pellicola in bianco e nero testimoniava, fotogramma dopo fotogramma e
rendeva vera la favola del selvaggio West tutta orientata a favore
dei buoni yankie e inneggiava ad un modello di vita culturalmente
agli antipodi rispetto al nostro.
Abbiamo appreso come e perché le tribù
indiane davano forma e anima ai tronchi degli alberi trasformati in
totem e siamo cresciuti con le immagini severe del pensiero
elementare privo di retorica che invogliava a rammentare i criteri
eroici e a volte magici, tante vite fa, ma questa è un'altra storia
da raccontare in seguito, derivanti dalla saggezza degli anziani.
Adesso, visto che si parla di totem è
bene ricordare cosa significhi per buona parte di noi la stagione dei
film western. Parlare per sommi capi di sensazioni e atmosfere comuni
dei ragazzi degli anni sessanta messi davanti a modelli immaginati o
riflessi.
Adolescenziali fantasie hanno
accompagnato il popolo Navajo nelle danze attorno al totem prima
della battaglia e, di rimando, sospiri di sollievo si sono levati
all'unisono al suono della carica dei “nostri” eroi o del
“giovanotto” che incurante dei pericoli li affrontava per salvare
l'innocente. Eroe era anche il guerriero pellirossa che rispettava
l'avversario, il nemico, la donna del nemico e allevava come un
figlio l'orfano dai capelli di sole disperso e trovato nella prateria
dopo la battaglia.
Nello sfarfallio chilometrico della
magica striscia dentata i valori sacri accompagnano la vita degli
uomini del vecchio West.
Mondi mai esistiti nella realtà ma che
hanno tramandato in quei film dal sonoro incerto modelli
comportamentali distanti anni luce dall'attuale. Unico dato in
comune, cordone ombelicale mai reciso che connota le nascite di tutte
le guerre: l'avidità del potere.
Buoni e cattivi, distribuiti in
entrambi i poli, fomentavano e continuano a farlo, i cuori ignari
nascondendo le verità e le mire personali; ovviamente, malumori e
guerre non dimostrano di essere strumenti di solidarietà nei
confronti dei deboli ma offensive che servono per saziare l'avidità
di qualche scaltro burattinaio sempre pronto ad anteporre il proprio
interesse alla tranquillità sociale.
I totem della società civile contemporanea, a
differenza di quelli arcaici, sono elementi blasfemi assemblati con
forme pensiero devianti e rappresentano i feticci di un consumismo
insostenibile basato su mercimonio e devianze strumentali
dilaganti se paragonati ai pali totemici tribali, in quanto, non ricordano
più nobiltà d'animo e eroicità ma, appunto, la totale pochezza di
pensiero costruttivo.
Nessun commento:
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.