Se mettiamo sul piatto della bilancia due o più questioni sociali, volendo proprio spaccare il capello in quattro e ragionare su chi è pericoloso per la società e verso chi si dovrebbero adottare provvedimenti di recupero relazionale, formativo e intellettivo, con molte probabilità ci troveremmo d’accordo, almeno nell’approccio iniziale inerente alla sacralità della vita, quindi delle libertà.
A parte il concetto della governabilità minata dai file divulgati da Wikileaks e le loro irrilevanti novità perché note a tutti, l’atteggiamento dei Paesi nei confronti di Julian Assange è spropositato.
Non si può privare della libertà una persona che pubblica notizie vere, e prestare il fianco ai tantissimi guerrafondai disseminati in ogni dove, che per arrivare al potere organizzano persino reality show, uccidono impunemente animali selvatici e fanno vedere la loro baldanza fisica e mentale. Persone che dovrebbero predicare ben altri sentimenti.
Divulgare sentimenti di collaborazione, se non altro, visto che vanno in giro con figli, padri e consorte a prendere dalla natura il peggio della brutalità animale. Ma se questa persona avesse osservato bene la cultura di mamma orsa avrebbe appreso che mamma orsa pesca per sfamarsi e sfamare i piccoli e non va a sparare per puro piacere o far vedere che è forte e potente.
No cara Sara Palin, non è uccidendo un caribù che si dimostra la supremazia e non è neanche chiedendo misure restrittive o pene di morte che si dimostra di essere un leader valido e affidabile.
Magari la prossima volta affronta ad armi pari la tua preda e se saprai fronteggiarla con intelligenza e pragmaticità utile alla società ti sarai guadagnata il peluche della vittoria.
Almeno, Julian Assange non uccide nessuno, anzi divulga le strategie, condivise o no, di persone preposte agli affari istituzionali internazionali e fintantoché vige la libertà, preferisco la libertà! E tanto peggio per quanti non sanno apprezzarla appieno.
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