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lunedì 6 settembre 2010

cattivi maestri

I vecchi gerarchi del pci hanno ammazzato l’ideologia comunista!


Le mummie dell’ex Pci sono ancora tra noi. Il loro dissennato modo d’intendere e fare politica allontana i giovani dall’impegno sociale, li disorienta nelle scelte e avvelena l’eredità intellettuale dei vari dirigenti che hanno formato l’indimenticabile Berlinguer, insomma di quei Politici che hanno saputo tracciare una linea netta tra le cose lecite da perseguire e quelle da ostacolare con fermezza.
Quell’ideologia che esaltava la fratellanza tra i popoli e tendeva la mano ai derelitti; uomini emarginati che un tempo trovavano rifugio nella casa del proletariato che ospitava la cosiddetta classe operaia composta prevalentemente di terroni e polentoni uniti per il bene comune sotto la stessa bandiera nell’ideologia che voleva annullare le differenze culturali, economiche e sociali attraverso lo studio e il coinvolgimento solidale per un’emancipazione reale delle classi meno abbienti che, per egoismi atavici, hanno subito la storia e le angherie dei forti.

Senza farla lunga! Un tempo era impensabile invitare alla festa dell’unità un esponente dichiaratamente agli antipodi. Un personaggio ritenuto “nemico politico”. Uno che rappresentava il male politico da combattere.
Oggi, con estrema disinvoltura assistiamo a uno spettacolo spiazzante: Fassino che inveisce contro uno sparuto gruppo di contestatori. Ragazzi a sinistra che lanciano invettive, non importa a chi, importa, invece la reazione del dirigente ex pci che zittisce e mortifica la commovente passione, nonostante tutto, ancora presente in alcuni.
Fassino dimentica che questo fa parte della passione politica. Quella politica sentita, pacifista, che esprime spassionatamente gli umori della gente priva di voce perché mai nessuno darà loro la possibilità di parlare o confrontare tesi su palchetti o talk show televisivi.

Non fa parte, invece, del dialogo politico l’arroganza con cui si gestiscono le tavole rotonde. Dibattiti preconfezionati; con bigliettini passati al nemico per toglierlo d’impaccio. E la violenza verbale o fisica perpetrata di continuo.

Con ciò, non intendo asserire che non debbano collaborare col governo, anzi, dovrebbero essere le pietre d’angolo per la costruzione di un nuovo stato sociale. Dovrebbero fare proposte concrete senza tergiversare. E, se convinti che si debbano fare sacrifici, bene!, che lo dicessero!
Noi siamo qui! Pronti a lavorare per una società a misura d’uomo!

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