sabato 7 agosto 2010

estate 2010

arch.M.Iannino
Estate 2010.

Fino a qualche anno addietro l’interrogativo ricorrente era: mare o montagna? Nella maggior parte delle famiglie italiane si facevano progetti, si studiavano itinerari per accontentare figli e genitori.
Nella settimana di ferragosto l’atmosfera diventava friccicarella; ci si organizzava con gli amici per un barbecue tra i pini oppure una gozzovigliata sulla spiaggia con falò finale e bagno verso la mezzanotte. Erano gli anni della ripresa. Una ripresa economica e sociale che invogliava a essere positivi; sviluppare progetti, fare proseliti; seguire ideologie e perseguirle col solo intento di migliorare lo stato sociale dei più deboli. Insomma porre l’uomo al centro delle attenzioni ideologiche perché entità sensibile! L’uomo, che, liberato dalle macchine nel lavoro manuale, finalmente, avrebbe potuto estrinsecare appieno le doti intellettive e dedicarsi ai concetti alti dell’arte. E quando i più facinorosi riuscirono a prendere e occupare posizioni di comando il sogno svanì. La demagogia prese piede nei luoghi di lavoro, intorpidì le menti, ammansì e spense gli ultimi focolai di libertà, cacciò le utopie, distrusse la cultura! E aprì le porte del mondo fantozziano.

L’estate 2010 vede un esercito di cloni ripetere parole imparate a memoria. Tutti ben vestiti, curati nell’aspetto. Stirati dall’estetista e in guerra con l’età perché nessuno ama invecchiare. Non si vuole accettare il tempo, i cambiamenti temporali dovuti all’età, per cui si vedono mezze copie di uomini e donne; zombi privi di carattere che pur di apparire vendono l’anima al diavolo. Sono imbonitori. Persuasori di masse. False guide che conducono i cittadini resi, prima sudditi e poi, schiavi a lavorare nelle latrine mentali delle ambiguità surrogate da mezze verità.
…però, in tutto questo marasma, il diavolo, è di destra o di sinistra?

L’unica cosa certa, in quest’estate 2010, è l’assenza della speranza. E quando la speranza muore, significa che l’umanità è alla frutta!
A noi miseri mortali inermi, privi di poteri decisionali ma liberi nel pensiero, non rimane che ostacolare con onestà intellettuale quanti, uomini politici, sindacali, dirigenti, esponenti della in/cultura hanno assassinato i sogni e piegato il mondo dei giovani ai loro beceri interessi.


(in alto a destra, courtesy archivio iannino, 1980, olio su tela 50x60; rinascite)

venerdì 6 agosto 2010

metodo Boffo per annientare Fini

La strategia per annientare Fini? La stessa di Boffo!


La strategia usata contro Dino Boffo ha funzionato! La delazione ha annientato un uomo. Le accuse, inesistenti ma insistenti, basate su falsità e invenzioni giornalaie hanno sortito l’effetto desiderato e Boffo ha dovuto lasciare l’incarico di direttore all' ”Avvenire”: troppo infamanti le accuse costruite dai suoi nemici per stare tranquilli e continuare a lavorare come se niente fosse!

Da persona dabbene qual è Boffo ha operato la scelta giusta; ha collaborato con gl’inquirenti e lasciato che le indagini facessero il loro corso.
Ebbene, ne è uscito pulito! Le infamanti accuse sono crollate ma nessuno ha pagato per il vile e insano linciaggio morale. Chi l’ha accusato continua a dirigere giornali e scrivere o fare scrivere menzogne per annientare concorrenti e nemici politici; sì, nemici!, perché per certa forma di pensiero autoritario non ci può essere divergenza alcuna al proprio intendimento programmatico.

Oggi, gli stessi attori stanno adoperando la medesima strategia con Fini e finiani colpevoli, secondo i portavoce del governo della polverizzazione politica del pdl. Il partito dell’amore, che ama secondo canoni particolari e decaloghi egocentrici impiantati su rapporti sadomaso…
Fai attenzione Gianfranco!
Altro che partito dell’amore! O Partito delle libertà formato da garantisti e liberali…

mercoledì 4 agosto 2010

l'italia ha bisogno di una classe dirigente corretta!

È vero: l’Italia ha bisogno di uomini retti!

Da tantissimi anni in Italia c’è un problema insormontabile. Un problema che sembra non si voglia risolvere nonostante le indignazioni e le esortazioni di uomini, associazioni e giornalisti corretti.
Il problema in questione si chiama “morale”. Etica!
Secondo “famiglia cristiana”, settimanale cattolico diretto da don Sciortino:

"il disastro etico è ormai sotto gli occhi di tutti. Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici a 'servitori', semplici esecutori dei voleri del capo" e "poco importa che il Paese va allo sfascio: non si ammettono repliche al pensiero unico. Guai a chi osa sfidare il 'dominus' assoluto".

"La Seconda Repubblica nacque giurando di non intascar tangenti, di rispettare il bene pubblico, di debellare malaffare e criminalità. Bastano tre cifre, invece, per dirci a che punto siamo arrivati. Nel nostro Paese, in un anno, l'evasione fiscale sottrae all'erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più". Scrive il direttore. E ancora:

"Quel che stupisce è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l'intera società". E conclude dicendo che oggi "prevale la 'morale fai da tè: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il 'bene comune' è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza".

Concordo!, tranne che nell’ultima affermazione. A mio parere, non è vero che la gente comune non s’indigna. Anzi, è incazzata nera! Purtroppo, il cosiddetto “bisogno”, la necessità di portare il pane quotidiano a casa rende schiavi. L’impotenza, il costante terrore psicologico diffuso dai massmedia "amici", l’uso delle forze democratiche lottizate in modo unilaterale e selvaggio per annichilire l'opinione pubblica induce la gente ad ammiccare, aspettare il momento propizio e l’arrivo del Messia giusto… dell’uomo, degli uomini che servono davvero con umiltà i fratelli e spendono le energie a favore del bene comune!

martedì 3 agosto 2010

fallo di reazione e affetti

Il fallo di reazione negli affetti familiari


In parole povere, si definisce fallo di reazione il comportamento volgare e ineducato del giocatore che “giustifica” in maniera scorretta e sconvenevole il richiamo dell’arbitro.
La reazione è punita dal codice calcistico con l’ammonizione e l’espulsione, a seconda, se reiterata o pericolosa per l’incolumità dei giocatori o dell’arbitro.
E nella vita comune? Nel menage familiare e nel rapporto amicale, tra colleghi e conoscenti? Vale a dire in quegli ambienti dove a rimanere mortificati, sono gli affetti, i rapporti interpersonali piuttosto che l’inibizione al gioco di squadra e la conseguente possibilità di schieramenti forti e l’ipotetica posizione in classifica?

Si sa, negli ambiti familiari l’amore supera tutti gli ostacoli: le sgarberie del coniuge, dei figli e dei congiunti acquisiti. Ignora persino quelle sgarberie che a volte dimostrano una durezza di cuore spaventosa e indurrebbero persino i fautori montessoriani a punire con ammonizioni ed espulsioni dal campo protettivo domestico i violenti. Ma i genitori hanno cuori grandi e, superata la delusione iniziale, l’attimo cocente scaturito dall’incredula azione mortificante dei figli, riaprono le braccia e accolgono per l’ennesima volta, fino a quando avranno vita, il cuore dei genitori trasformerà in amore l’errore, anche se a volte la tentazione di lasciarli cozzare con la dura realtà e fare esperienze di vita reale al di fuori del mondo dorato costruito da mamma e papà è forte.

domenica 1 agosto 2010

come in un film neorealista

Neorealismo!


Una vecchia foto. Una foto dai toni sfumati; a tratti cancellati. Una foto che riporta indietro nel tempo a quando famiglie intere trasferivano speranze e affetti oltreoceano. Le immagini impresse nel piccolo cartoncino ingiallito dai contorni dentati come un francobollo testimoniano povertà e orgoglio, voglia di cambiare vita, riscattare il proprio destino.
Vincere i poteri costituiti, le schiavitù imposte. Emancipare ed emanciparsi! Perché cambiare il corso degli eventi nella terra d’origine è più difficile che altrove.

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