domenica 15 novembre 2009
le contraddizioni dei social network
Le contraddizioni dei social network
Le persone che s’incontrano e dialogano in rete con un comune denominatore sembra si divertano a sollevare perplessità in chi entra per la prima volta nel circuito delle chat sociali. Tra gli utenti della stessa cerchia, forse perché conoscenti di vecchia data, s’instaura un rapporto di complicità incomprensibile agli estranei; a loro basta un cenno per aprire dialoghi infiniti pieni di doppi sensi, ilarità e a volte sarcasmo. Non si comprende quando una notizia è ritenuta spam, promozione personale o pubblicità. Alcuni espongono belle immagini di paesaggi, foto artistiche poetiche o di denuncia sociale; altri fanno mera promozione della propria immagine con un filino per niente velato di autocompiacimento per lo share ottenuto e altri ancora pensano di contribuire all’azione politica imminente fiancheggiando questo o quel personaggio.
Ora, è umanamente comprensibile che dopo una giornata di duro lavoro o quotidiana routine, in cui si è sottoposti a pressioni fisiche ed emotive, la maggior parte degli internettari preferisca la burla al pensiero indagatore dei problemi sociali, ma, considerato che internet è sinonimo di possibilità concreta per quanti vogliono esporre senza vanagloria e senza padroni i propri pensieri, non dovrebbe essere necessario agli altri utenti, quelli estranei alla cerchia degli amici reali, conoscere l’interlocutore del social net in cui chatta?, non come persona fisica, stato sociale e residenza geografica, ma come membro di una comunità che scopre problematiche sociali, culturali e politiche mirate ad approvare o disapprovare ciò che esprime così da essere parte veramente attiva del social network.
Nel decalogo di certi blogger c’è scritto: se un blogger ti sta antipatico non glielo dire: ignoralo!
E i più esperti, quelli che rilasciano interviste o hanno liste chilometriche di amici, a un certo punto della loro carriera decidono di ritirarsi nella torre d’avorio della loro vanagloriosa esistenza parallela, lucchettano blog e contatti, salvo, poi, aprirli all’occorrenza, al vezzo degli ammiratori. Amaro epilogo del mezzo democratico
sabato 14 novembre 2009
veleni in Calabria
Nel blog di Angela Napoli ci sono delle notizie a dir poco raccapriccianti, ecco uno stralcio:
Angela Napoli, membro Pdl della commissione parlamentare Antimafia, lo dice apertamente:"Il governo sta cercando di nascondere la verità sulle navi dei veleni, e su quella di Cetraro in particolare. Si vogliono coprire segreti di Stato, e la strada scelta è quella del silenzio. O peggio ancora, di dichiarazioni che non stanno in piedi". Parole che arrivano dopo giornate intense. La settimana scorsa Pippo Arena, il pilota del congegno sottomarino che il 12 settembre aveva filmato la nave sui fondali calabresi, ha dichiarato a "L'espresso" che "due stive erano completamente piene". Poi è stato il turno del ministero dell'Ambiente, che ha pubblicato on line le immagini girate a fine ottobre su quello che ha presentato come il piroscafo Catania. Infine è spuntata, tra politici e ambientalisti, l'ipotesi che nel mare di Cetraro ci siano non uno, ma più relitti. "Il che potrebbe giustificare la fretta di voltare pagina del ministro dell'Ambiente", dice l'onorevole Napoli.
E ancora, ecco come risponde alla domanda del giornalista:
Rilancerà questo elemento in commissione Antimafia?
«Certo. Ma è difficile che un governo smascheri ciò che un altro governo ha occultato. C’è l’interesse bipartisan ad andare oltre, a dimenticare che il pentito Fonti parla di legami con ex democristiani e socialisti ancora attivi. Ricordiamo che il sottosegretario agli Esteri, in questo governo, fa di nome Stefania e di cognome Craxi».
Quindi?
«Basta con i segreti. Il governo vuole chiudere il caso Cetraro? Renda pubbliche le immagini satellitari dei traffici avvenuti nei mari italiani tra gli anni Ottanta e Novanta. La verità c'è già: basta avere voglia di vederla».
La notizia mette in moto considerazioni semplicissime:
1) Come mai l’attuale governo tutela i faccendieri degli anni ottanta e novanta?
2) Chi sono gli ex ancora attivi?
3) Che faceva l’opposizione in quegli anni e cosa fa nel 2009?
4) I governi regionali che si sono succeduti negli anni interessati dormivano? Eppure esisteva la figura del sub commissario all’ambiente, persona attiva e operativa (perlomeno così sembrava a noi cittadini)!
venerdì 13 novembre 2009
a Papa Benedetto XVI e Karol Wojtyla
Post per Benedetto XVI e Karol Wojtyla
Pare che Papa Benedetto XVI navighi in internet e risponda personalmente alle e-mail dei fedeli. Vado sul motore di ricerca e digito “Papa Benedetto XVI”. L’elenco è lungo.
Su di Lui, associazioni e privati cittadini hanno aperto blog e siti che affiancano quelli ufficiali del Vaticano, ma, da una veloce e forse poco attenta visione, nonostante la chilometrica sequela d’indirizzi non è risultato nessun contatto diretto con il Santo Padre.
Peccato!, sarei voluto entrare nel blog, vedere con i suoi occhi la società attuale e magari, perché no, leggere qualche notizia confidenziale scambiata con Papa Wojtyla.
Karol Wojtyla, l’uragano di passione, amore e fede che trasformò il mondo. Le Sue toccanti parole, il gesto di dissenso contro quel male che lo costrinse a ridimensionare viaggi e udienze negli ultimi anni della sua vita sono ancora vivi in ognuno di noi e di tutti quelli che lo hanno seguito. Molti uomini, laici e religiosi, hanno visto in Lui la figura carismatica dell’Uomo Sensibile attento alle esigenze dell’altro: un vero Pastore di anime. Il mondo intero, laico, cristiano e le altre confessioni religiose guardavano a Lui con rispetto, infatti, è stato il primo Papa, nella storia della Chiesa Cristiana, che sia riuscito a riunificare tutti i rappresentati religiosi del mondo per innalzare una preghiera corale a quell’Entità Superiore dai molti Nomi: Dio, Buddha, Allah, Krishna…
Ecco, se fosse ancora tra noi e potessi parlare con Lui come a un Padre, visto lo stato in cui versa la maggior parte degli uomini, gli chiederei d’intervenire ancora una volta a favore della gente sofferente nel corpo e nell’anima per la perdita dei valori morali, la crisi economica, politica e sociale; effetti prodotti dai processi di bassa politica operata nel mondo.
Roberto Saviano, da Gomorra in poi, il successo della denuncia
Visibilità mediatica, divulgazione e propaganda sono elementi fondamentali per quanti vogliono esporre prodotti di uso comune, popolari o d’elite, merce culturale o effimera.
Il prodotto esposto deve suscitare interesse e curiosità; sfiorare, penetrare e smontare problematiche che abbiano eco popolare. Quando il pubblico risponde alle sollecitazioni vuol dire che l’operatore ha centrato appieno il problema e nel caso di Roberto Saviano pare che una città intera e non solo abbia risposto per sollevare Napoli dal grido d’aiuto soffocato dalla paura.
Impotenza e paura dettate dalla violenza territoriale esercitata da personaggi malavitosi e arroganti, che non si pongono problemi a eliminare gli ostacoli dei loro sporchi affari siano essi uomini, donne o bambini. Amici e fiancheggiatori sono tutelati e protetti; i soldi non mancano. Alcuni sono inseriti nelle imprese compiacenti e altri, se posseggono carisma, in politica. La rete dei contatti abbraccia organizzazioni di categorie sociali insospettabili.
Bene! Denuncia fatta! Amplificata! E ora? Si chiede la gente interessata.
Nell’attesa che qualcosa cambi, alcuni soggetti, per commercializzare nelle bancarelle popolari dei mercati mediatici fatti e notizie, e avere audience, cavalcano l’onda del momento; realizzano reportage nei territori descritti da altri e picconano i derelitti; quelli che dovrebbero essere tutelati dalla società sana, finalmente informata dei fatti, sono violentati dai riflettori: il giornalista li incalza, spinge la porta; la telecamera sbircia dentro casa per rubare attimi di terrore, quasi a colpevolizzare il sentimento di paura provocato dall’isolamento istituzionale o dalla collusione di alcuni loschi personaggi che hanno permesso lo status quo. Per rendere la trasmissione accattivante qualcuno ha pensato di sceneggiare alcuni momenti clou: finzione e realtà si mischiano in un lasso di tempo frammezzato da pubblicità e scontri verbali faziosi. Certi ospiti difendono l’indifendibile, rasentano la collusione col potere palesemente, infischiandosene o eludendo la verità oggettiva dei fatti documentati e analizzati da differenti punti di vista.
Conclusione: nulla di nuovo sotto il cielo! Lo Stato è assente perché impossibilitato all’azione educativa da carenze strutturali o legislativi. Nel versante opposto l’antistato persegue concreti obiettivi: pizzo, traffico di armi droga rifiuti tossici e umani.
I forti continuano a irrobustirsi, allacciano rapporti e intessono alleanze; all’occasione, forti coi deboli e mappine (canovacci) coi più forti; indegni anche di quella romanzata onorata società dei tempi passati.
giovedì 12 novembre 2009
seconda guerra mondiale, muro di Berlino e facce di bronzo
Il clima di precarietà che si vive in Italia determina sfiducia nelle istituzioni e nei concittadini delle periferie deturpate dalla cultura dell’arrangiarsi.
La caduta del muro di Berlino avrebbe dovuto essere l’avvio per la riunificazione di una città, Berlino, appunto e una nazione, la Germania, che ha provocato e perso una guerra progettata da menti malate alla guida della nazione, i quali, inneggiavano manie di grandezza e supremazia razziale del popolo tedesco. Una guerra che ha coinvolto il mondo intero; scaturita e incentrata su ideologie demenziali basate sulla nascita, quindi dna selezionato geograficamente che dava, secondo il delirio d’onnipotenza di una fantomatica razza ariana, come risultato il super eroe, bello alto biondo e macho non circonciso; ma, ironia della sorte, il capo carismatico, quello che teorizzava l'antisemitismo era ebreo da parte materna e non possedeva i requisiti da lui stesso sanciti, però i più non lo sapevano o hanno voluto ignorarlo. Lui, il capo, mediocre pittore, usava divise imbottite e rialzi nelle calzature per mascherare difetti fisici. In compenso è stato un grandissimo oratore e trascinatore di popolo; ha saputo tessere alleanze con gli Stati europei geograficamente strategici per il suo piano d’azione proteso al domino del mondo; e il seguito della storia è di domino pubblico: dopo indicibili sofferenze la guerra fu vinta dall’intelligenza solidale di tutti i popoli coinvolti. Ma come spesso accade, i due grandi vincitori Russia e America, hanno riscritto storia e confini geografici e Berlino fu divisa. Iniziava la guerra fredda. Non più bombe ma bombardamenti psicologici da una parte e dall'altra del globo terrestre. Le due superpotenze e i rispettivi alleati adoperavano mezzi di comunicazione di massa, cospicui fondi in denaro, approviggionamenti e ogni mezzo possibile per recuperare consensi.
L’abbattimento del muro avrebbe dovuto servire a riappacificare Europa e Stati Uniti d’America; due grandi fronti ideologici mondiali condizionati da filosofie di pensiero opposte: il socialismo reale Sovietico e la democrazia capitalista americana.
Gli avvenimenti storici, allo stato attuale, sembra non facciano riflettere più nessuno se non nelle occasioni calendarizzate da premi di varia natura e meeting di superpotenze economiche.
Allo stato attuale, il cittadino in Italia si sente solo in balìa di forze oscure; tradito dalla brutta politica se ne allontana; preferisce occuparsi d’altro magari anche di attività effimere che per un attimo lasciano l’illusione di esistere, essere entità fisica. E se lo stato mentale che induce le persone alla superficialità epidermica del vivere quotidiano malauguratamente incontra il gatto e la volpe di collodiana memoria e lascia che siano loro a gestire l’esistenza niente di più facile che si perdano per strada le ricchezze di una o più vite umane come già accaduto.
Demonizzare qualcuno o qualcosa, sia esso uomo o territorio, serve solo a innescare reazioni soggettive imprevedibili consequenziali al terrore psicologico scaturito dalla notizia diffusa e recepita. Nello specifico:
Il caos mediatico di questi giorni inerente ai temi della giustizia, immunità parlamentare, disagi sociali, disastri ambientali, caccia al rom e all’extracomunitario, chiusura di grandi fabbriche e aziende, perdita del lavoro, scudo fiscale, morti in carcere... insomma, la gestione partigiana di certa politica non lascia i cittadini tranquilli. Grazie a Dio, nel marasma generale sembra che qualcuno mantenga fede al giuramento fatto alla Bandiera della Repubblica Italiana. Un ringraziamento sentito a quanti, parlamentari, imprenditori, intellettuali ecc., lavorano seriamente per il bene comune della società intera.
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