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domenica 16 ottobre 2011

immagini e numeri della protesta romana



Una protesta globale quelladel movimento degli “indignati”; scesi in piazza per protestare contro gli abusi della finanza, il precariato e le ricette anti-crisi della politica, ancora una volta addossata solo sui cittadini.
Gli indignati hanno protestato in 951 città di oltre 80 Paesi. Dall’Asia all'Europa, passando per Wall Street e la Bce pacificamente.
La reazione rabbiosa di alcuni gruppi di giovani è esplosa a Roma.


Settanta feriti e danni per almeno un milione di euro. Questo il bilancio approssimativo di un pomeriggio di guerriglia urbana che ha avuto, come insolito sfondo, la basilica di San Giovanni a Roma. 




violenza a Roma, infiltrati tra gli Indignati

La sporcizia mentale che condiziona le azioni umane, ancora una volta tenta d’insozzare le giuste istanze degli indignati giunti a Roma col preciso intento di dire BASTA alla cattiva politica asservita alla lobby mondiale dell’alta finanza.

BASTA al sistema economico politico che affama bambini del terzo mondo e quelli del nuovo mondo educato al consumismo e allo scialacquio.

Avrebbe dovuto essere una marcia di protesta pacifica che, ancora una volta sarebbe stata ignorata dai dirigenti politici italiani ma non dai mass media.

Tra gli indignati, esasperati dalla situazione di stallo creatasi nel governo e di conseguenza nella società produttrice di idee, proposte e ipotetici impegni di lavoro, si sono infiltrati ragazzi incappucciati.
Gente incazzata, questi ipotetici black bloc, forse perché pagano in prima persona le ingiustizie prodotte dagli uomini di potere o perché esasperati dalla tracotanza con la quale presentano il conto ai cittadini; mandati da qualche ideologo, o peggio, prezzolati da qualcuno che ha interesse a far degenerare la protesta, sentita e organizzata dagli indignati del mondo. La loro rabbia si scarica sulle vetrine delle banche.
Prende di mira le caserme e le forze dell’ordine. Infiamma macchine parcheggiate di gente che probabilmente piangerà per la perdita di un bene che dovrà comunque continuare a pagare senza averne nessuna utilità.
È vero! Questa classe dirigente non è degna di guidare niente e nessuno! Deve essere estromessa democraticamente da una concezione mentale che presta attenzione alla Politica, ai Cittadini, all'ambiente.

sabato 28 maggio 2011

statua Wojtyla: abbraccio e accoglienza minimalista

aore12
la statua di Karol Wojtyla davanti la stazione termini di Roma

“Il mondo non è stato creato una sola volta, ma tutte le volte che è sopraggiunto un artista originale…”
Apro con la citazione di Robert Montesquiou, poeta contemporaneo e sostenitore dei primi Impressionisti francesi, ma avrei potuto aprire anche con Zola o con i più recenti Edgar Wind, Argan, o molto più semplicemente con Dubuffet e la poetica dell’arte grezza o art brut da lui elevata a linguaggio poetico a sostegno ideale dell'opera minimalista che condensa in una sintesi elementare concreta il gesto del Papa Karol Wojtyla posta davanti la stazione Termini di Roma.
Il materiale non manca! E le citazioni a sostegno della validità dei linguaggi artistici contemporanei sono innumerevoli.
Ma non è di questo che intendo parlare, bensì dell’intromissione gratuita dei superbi ignoranti che hanno elargito pensieri e consentito alla faziosità politica di certi personaggi d’invadere campi a loro ostici.

Passi per la gente comune, oberata da problemi materiali impellenti, e di quella fetta videota indottrinata dai programmi spazzatura, ma la polemica sterile innescata da persone che dovrebbero essere guida e faro nell’oscurità mentale contemporanea è disarmante!

Assurdo proporre sondaggi popolari ai romani o annunciare modifiche per lasciare la statua di Papa Karol Wojtyla davanti la stazione Termini di Roma!
Ancora più assurdo quanto detto da Casini: “la statua va rimossa, non fa onore alla città!” o il sottosegretario Giro: “…è un’opera brutta, togliamola subito da lì!”.

Le esternazioni, e ancor peggio, le imposizioni categoriche tese a far rimuovere il frutto del lavoro intellettuale e artistico dell’uomo dimostrano la pochezza di pensiero imperante che contagia tutti noi.

Sarebbe opportuno approfondire, prima di esternare sentimenti personali fuorvianti, in virtù di quanto divulgato dai media, il significato di lavoro intellettuale, se pur minimalista, nell’arte. Contravvenire alle leggi effimere del bello assoluto, o di quanto è affine al modello personale di bellezza. Osare! E contrapporre alla realtà fatta di “bellezze ideali” convenzionali classiche la poesia della semplicità di cui l’opera di Karol Wojtyla è pregnante.

Bene ha fatto Umberto Broccoli, in qualità di soprintendente capitolino, ad istruire la pratica e far sì che i visitatori e passeggeri che arrivano alla stazione Termini possano essere accolti e godere dell’opera minimalista di Oliviero Rinaldi raffigurante il gesto benevolo di Papa Karol Wojtyla.

martedì 31 agosto 2010

il fine giustifica i mezzi

Il fine giustifica i mezzi?

L’onda emotiva è tumultuosa. Spinge a coinvolgimenti immediati e annulla la razionalità analitica.
È bene. È male? A volte sì, altre no! Dipende dalla situazione contingente. È ovvio che se di fronte a fatti eclatanti, effettuati da persone che la logica vuole sopra le parti ma che all’occorrenza si comportano come dei superficiali volgarissimi venditori porta a porta, l’incredulità cede il passo alla delusione. Si rimane delusi davanti a teatrini e donnine figuranti vestite secondo tradizioni lontanissime alle nostre solo per acquisire commesse miliardarie in paesi governati da despoti. Inorridisce sapere che un signore, che avrebbe molto da imparare dalla nostra democrazia e dalla nostra cultura, venga a fare lezioni comportamentali e faccia opera di proselitismo.
Forse chi organizza queste forme d’incontri istituzionali crede che sia più importante aprire mercati dovunque e con ogni mezzo alle aziende italiane purché si guadagni, piuttosto che dare orgogliosi esempi di appartenenza a una Repubblica, una nazione che ha dato arte e cultura al mondo intero.

Che siano questi gl’interessi di Stato? E noi miseri mortali c’interroghiamo, c’indigniamo inutilmente per fatti più grandi di noi che non capiremo mai?

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