Nel leggere la nota di Wanda Quattrone di qualche giorno addietro,
in merito alla vicenda “Tommaso Campanella”, di seguito
riportata, pur condividendo con lei il dramma dei lavoratori a
rischio non si può prescindere da quanto venne alla luce qualche
anno addietro nella puntata di Riccardo Jacona sulla malasanità e sullo sperpero dei soldi pubblici in Italia e in Calabria. Già
allora si svelarono oscenità enormi interni al nascente polo
oncologico. Polo oncologico che, in base ai protocolli ingarbugliati
d'intesa tra pubblico, quindi regione Calabria e privato, nasceva
come punta di diamante della sanità calabrese proteso alla ricerca
per debellare i tumori.
Invece, l'indagine giornalistica ha evidenziato ben altro:
Invece, l'indagine giornalistica ha evidenziato ben altro:
Ci ha fatto vedere un signore che
dicono sia preparato ma forse in qualche altro settore perchè quando
il giornalista gli chiese a che punto fossero le ricerche, lui, cadde
dalle nuvole e farfugliò “....ma ma i topini ci sono”.
Come, non essere d'accordo con la
signora Quattrone quando la definisce “storiaccia”?
È una “storiaccia” nata da un
vecchio filone di politica clientelare, che fece incetta di soldi
pubblici destinati a “poli d'eccellenza per la ricerca tumorale”
e non per creare appendici amorfe nell'assistenza sanitaria.
Davvero la morte annunciata della
“fondazione tommaso campanella” è tutta colpa dei politici? Va
bene che i politici ragionano in termini di voti e tra una capra che
porta venti voti sicuri contro una persona che ha studiato e conosce
la materia ma senza la dote dei voti elettorali preferiscono
“sistemare” la prima capra. ma. Noi, cosa abbiamo fatto per
evitare che ciò accadesse?
Cosa ci ha spinto a ragionare ed
elemosinare un “posto fisso”? Lo spirito di sopravvivenza? La
necessità?
Motivi sacrosanti che la classe
dirigente non ha saputo gestire e che oggi ci cala il pacco di una
crisi senza precedenti che taglia posti di lavoro inutili e alza le
tasse.
Detto ciò, per onestà intellettuale,
esprimendo solidarietà ai lavoratori in agitazione, si riporta la
lettera della signora Quattrone indirizzata alla politica calabrese,
convinti, però, che la verità non sta mai da una parte: