Dai racconti esperenziali dei nonni:
C'erano i banchi di legno dal ripiano leggermente inclinato e col buco per il calamaio. Non usavamo la penna d'oca e neppure le usa e getta che sono state inventate molto temo dopo. La storiografia non ce l'aveva neppure il maestro. E noi scolari usavamo la matita oppure il pennino che intingevamo nel calamaio con l'inchiostro dentro.
I banchi erano solidi, in legno massello pitturatati con un colore grigio fumo probabilmente per nascondere la sporcizia ma non le ferite del tempo che nei punti maggiormente usurati evidenziavano le tipiche venature del legname impiegato.
A scuola imparavamo a scrivere e fare di conto. Non c'erano ancora i calcolatori e neppure i telefonini per fare le ricerche sul web. Dovevamo imparare le tabelline, la geografia, l'italiano e la storia dal sussidiario sotto la guida di un solo maestro o maestra. E dopo la scuola si andava a imparare un mestiere.
Secondo le tradizioni le femminucce imparavamo a cucire e ricamare mentre i maschi andavamo a bottega come garzoni apprendisti dagli artigiani del luogo. Imparavamo a pulire gli attrezzi e riporli al posto giusto, sbrigare commissioni semplici come portare " imbasciate", e, dopo anni di gavetta, osservando e " rubando" diligentemente i trucchi del mestiere al mastro si intraprendeva la strada delle soddisfazioni forti del mestiere appreso.
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