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domenica 1 marzo 2020

Taglio parlamentari Sì o No?

Il prossimo 29 marzo dovrebbe esserci il referendum sul taglio dei parlamentari. L'effetto “corona virus” ha messo in secondo piano la chiamata alle urne dei cittadini. E i giornalisti della carta stampate e delle tv, seguendo l'onda emotiva, hanno ritenuto opportuno dedicare il tempo alla questione “virus” anziché rendere edotti i cittadini sul referendum.

I social sono abbondantemente gonfi di comitati e schieramenti favorevoli o contrari al NO.

Ognuno, secondo il proprio modo di intendere la politica e la democrazia parlamentare, adduce motivazioni che, per un certo aspetto, potrebbero essere anche condivise.

Populismo. Taglio di poltrone. Tagli allo spreco della casta. Democrazia e rappresentatività delle regioni.

Questi i temi presi a esempio, enfatizzati o sottaciuti, dagli schieramenti.

Nessuno però ricorda, in maniera obiettiva, come sia stata modificata negli anni la Costituzione dai partiti e quindi dai parlamentari a scapito della reale democrazia e della rappresentatività popolare.

Spulciando tra le news la nota dell'ANPI risulta la più onesta intellettualmente.

Nello stralcio che allego si analizza il percorso e l'intento democratico della rappresentatività cui la Carta è vocata.

Allora perché non rivedere la proposta di referendum a monte e la relativa legge elettorale modificata secondo criteri che diano reale rappresentatività democratica agli italiani?

E’ falso che con tale legge aumenterà l’efficienza dei lavori delle Camere, perché si renderà invece precario e macchinoso il funzionamento delle commissioni e degli altri organi del Parlamento. E’ demagogico esaltare il risparmio di costi derivante da tale riduzione, perché si tratta di una cifra sostanzialmente irrilevante rispetto alle dimensioni del bilancio dello Stato. La verità è che questa riforma, mal congegnata, risponde ad una logica populista ed antiparlamentarista, che aumenta il discredito verso la democrazia, insistendo sul tema dei suoi “costi”, spesso necessari per un suo corretto funzionamento, verso le istituzioni democratiche, riducendole a “poltrone”, verso gli eletti, sprezzantemente definiti “la casta”. Non solo: questa riforma pone l’Italia fra i Paesi europei col più alto rapporto fra numero di cittadini e numero di parlamentari, rendendo più difficile proprio la rappresentanza, difformemente dall’orientamento dei Costituenti che avevano invece inteso garantire un corretto rapporto fra numero di eletti e di elettori. Per di più occorrerà riscrivere immediatamente la legge elettorale, al fine di garantire la presenza in parlamento, a rischio, con tale riforma, di tante forze politiche, e rivedere i criteri di elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi elettori delle Regioni.
Per queste ragioni l’ANPI prende posizione per il NO al prossimo referendum operando, com’è sua tradizione, in piena autonomia anche organizzativa in ogni aspetto dello svolgimento della campagna referendaria non aderendo di conseguenza ad alcun tipo di comitato, e ponendo al centro del dibattito pubblico una più ampia riflessione sui continui tentativi di manomettere la Costituzione, che invece, oggi più che mai ed in ogni sua parte, conferma straordinari elementi di attualità e di modernità. Ribadiamo l’assoluta necessità di una reale attuazione delle disposizioni costituzionali, che ancora oggi sono disattese in parte rilevante, e l’urgenza di ribadire e rilanciare la centralità del Parlamento rispetto al potere del governo, sempre più esteso e incontrollato, all’abuso di decreti legge e di voti di fiducia, alla prassi di spostare al di fuori del Parlamento le sedi del dibattito e persino delle decisioni proprie delle Camere. Più in generale, davanti alla crisi economica e sociale da cui l’Italia non è mai uscita da un decennio, occorre finalmente operare per la realizzazione concreta dei principi costituzionali in merito al lavoro, alle imprese, alla sanità, alla scuola, ai servizi, all’ambiente, alla cultura, al paesaggio, alla legalità, alla solidarietà, all’eguaglianza, alla pace.

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