Il ciclo delle stagioni, così come
l'abbiamo concepito e strutturato, ora legale inclusa, arriva
puntuale e impone i suoi ritmi.
Meno puntuali sono le aspettative che
singolarmente imputiamo alle azioni della politica, al suo governo e
all'intelligenza, alla lungimiranza delle donne e degli uomini che
hanno visibilità, oratoria e potere decisionale. Cioè quelle
persone che si sono ritagliate uno spazio contrattuale e che, perciò,
possono gestire eventi sociali.
I fatti sembrano confermare
l'impossibilità del cambiamento intellettuale.
Siamo alla seconda consultazione del
presidente Mattarella e nulla sembra essere cambiato nelle azioni e
nelle teste dei leader chiamati a formulare una ipotesi di governo.
La legge elettorale appena varata e
voluta dalle forze politiche uscenti col pd in testa è colpevole di
quanto sta accadendo giacché dalle urne non è uscito un vincitore a
cui conferire con pienezza l'incarico per formare un nuovo governo.
Il cittadino qualunque, non nel senso
deleterio del termine ma inteso come soggetto debole e privo di
effettiva proprietà decisionale, è ostaggio dei capi cordata nel
bene e nel male. Inutile, quindi, parlare di disaffezione alla
politica e tagliare corto contro i populismi.
Cosa uscirà dal cilindro non è facile
saperlo a priori. Si possono immaginare un ventaglio di soluzioni
possibili, inutili da anticipare. Ciò che invece si evince e in base
alle notizie dei media prende forma il tentativo spartitorio che usa
e passa dalla disinformazione alla dissimulazione, ai proclami
attraverso tv e giornali partigiani di mantenere fette di potere
economico e contrattuale anche nel nascente governo dei vecchi
volponi.
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