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martedì 16 maggio 2017

Alla Ubik "Una vita per tre".

A caldo, il ragazzo mi ha fatto una buonissima impressione. Non è da tutti esprimere e scrivere con una certa maturità storie esistenziali nell'era dei social media fuorvianti presi ad esempio dai guardoni cangianti che li popolano.
Ha soli 21 anni ma ha concetti profondi che sa esplicitare con semplicità e passione inusuali per i giovanissimi che liberano scempiaggini sul web.


Nel dialogo col libraio della Ubik, Nunzio Belcaro, viene fuori un ritratto sorprendente.
Fabrizio Massimilla è al suo primo libro, un romanzo, “Una vita per tre”.
Ancora non l'ho letto ma mi riprometto di leggerlo al più presto, tanto mi ha colpito la proprietà di linguaggio e i valori etici che ha esternato durante la conversazione in libreria.

Lo scritto stampato dalla casa editrice “la città del sole” è, e lo è senza ombre di dubbi, quell'ancora salvifica che mette in moto e fa comunicare le menti distanti, sa, da quanto ho udito durante la presentazione, dialogare, annullare le distanze anagrafiche, culturali e sociali, in sintesi, sa trovare affinità elettive e collegarle idealmente.

Vista la pochezza di pensiero dominante, non sembrerebbe essere il frutto del lavoro intellettuale di un ventenne. Ma lo è!

È un ragazzo da seguire.
Proporre all'attenzione non del nostro piccolo mondo catanzarese che sarebbe riduttivo nella quotidianità cittadina amorfa, in cui, anni addietro, dei ragazzi, messosi in politica con la passione tipica dell'età, si sono persi per strada, hanno e abbiamo perso tutti, quasi fossero stati contagiati da un virus letale.
Genuinità. Purezza del servizio, enfatizzato durante la campagna elettorale, sembra essersi dissolto lungo i corridoi di palazzo de Nobili.
Un virus, per chi guarda da fuori, che assomma partigianerie limitanti e cecità intellettive; piaggerie selettive deleterie per la Politica e per la città che aveva creduto nella genuinità delle nuove leve.

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