Stasera mi trovo qui. Aspetto in
macchina per evitare che arrivi il vigile e mi faccia la multa. Mi
trovo in piazza Roma e dopo tanti anni guardo disincantato i palazzi
e la strada che feci non so quante volte a piedi e l'andamento del
traffico rimodulato infilarsi in corso Mazzini.
Catanzaro, piazza Roma |
Molte cose sono cambiate. Il senso di
marcia delle macchine, appunto. I lampioni. Il lastricato, un tempo
ricoperto con l'asfalto, adesso, riposizionato e incorniciato con le
cunette alla francese rivestite con sassolini bianchi affogati nel
cemento. Ed ai bordi, sui marciapiedi, appannaggio dei pochi
commercianti rimasti, i volti invecchiati ma riconoscibili che hanno
accompagnato la mia giovinezza.
E poi l'odore! Inconfondibile, di gas e
scarichi. Le parole in dialetto catanzarese. I saluti. Il gattaro che
apre la scatoletta ai randagi. L'immigrata che spinge una carrozzina
con stuolo di pargoli al seguito che raccattano cartoni davanti ai
negozi (che ne faranno?).
E ragazzi che pomiciano a ridosso di
una utilitaria tra le macchine parcheggiate davanti la farmacia.
Se non fosse per il traffico e le
macchine parcheggiate, niente sembra cambiato. Il fruttarolo ha poca
roba esposta, proprio come ai miei tempi, ma tutta di stagione. Dal
bar, che non è più un bar ma una sala di slot machine, esce un
rumore modulato che definire musica mi sembra eccessivo (e pensare
che un tempo i flipper erano ritenuti demoniaci). Un'auto si ferma
davanti al fruttarolo, scende un uomo, saluta il negoziante e
s'infila dal tabaccaio: “cinque secondi! Prendo le sigarette e me
ne vado”.
Mi sposto anch'io. Il vigile me lo
impone... questa è Catanzaro. Una città come tante.
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