Se mi volto indietro, il ricordo torna
vivo. E le persone che hanno avuto un peso continuano ad essere
positivamente presenti:
1978, Catanzaro. Galleria d'arte “il
pozzo”.
Gli interrogativi dei visitatori si
differenziano di poco: Dove vive? Lei non ha studiato a Catanzaro.
Anche Dario Scorza mi pose le
stesse domande. Eppure non era niente di ché. Figure stilizzate
affini al mio modo di sentire d'allora che si discostavano dalla
solita pittura vista fino a quel momento nei luoghi espositivi
catanzaresi.
Ancora non ci conoscevamo e lui, Dario,
si presentò dicendo di essere un sociologo amante dell'arte. In
seguito, dopo numerose frequentazioni, appresi della sua passione
politica (socialista) e dell'impegno assiduo che dirottava
coinvolgendo tutti, amici e conoscenti, in operazioni a favore
dell'associazionismo senza scopi di lucro.
Dario era un'anima sensibile.
Osservatore attento della poetica visiva, non si poneva limiti o
recinzioni mentali. Lui andava oltre e nella mostra dell'88
allestita nei locali dell'amministrazione provinciale di Catanzaro
insieme al pittore Fedhan Omar lo dimostrò egregiamente.
Non si lasciava andare o catturare
dagli sterili quanto inutili contrasti formali che ingabbiavano molti
manieristi. Spaziava dalla pittura al decollage. Prendeva spunti da
Fedhan Omar in pittura e Mimmo Rotella per i linguaggi
metropolitani e andava oltre
La sua libertà intellettuale in arte
gli concedeva ampiezze di vedute a 360°. analizzava, per come l'ho
conosciuto, dapprima da spettatore e in seguito praticava la
comunicazione poetica in pittura avvalendosi di medium poveri ma che
gli consentivano piena libertà d'espressione.
Fedhan Omar lo ricordo
perennemente pacato. Catanzarese d'adozione. La sua tranquilla meditazione ammantava le
superfici delle sue tele, persino le più apparentemente caotiche.
Costruiva dialoganti pannelli informali anche laddove spuntava la
figura. E poi mi parlò della pittura frattale e del movimento che
avrebbe voluto sviluppare. Poi le strade si sono divise. È la vita!
Parlare di loro oggi, ricordarli a
quanti li hanno conosciuti e non, non so quanto sia rilevante viste
le piaghe quotidiane che abbiamo creato nella società.
Consola, comunque, sapere che le loro
opere pittoriche, simili a guardiani sulla soglia del tempo,
rimangono a ricordare la loro sobrietà e l'onestà mentale che li ha
contraddistinti.
Penso che buona abitudine dovrebbe essere per chi scrive , leggere ed studiare sulla storia dell arte e in special modo degli artisti .
RispondiEliminal arte dell'arrangiarsi, sta diventando purtroppo , un'abitudine sterile e vuota di contenuti.
Pensi bene, caro anonimo! “LEGGERE ED STUDIARE” per chi scrive è basilare. Ma io non ho la velleità di fare il “critico d'arte” ce ne sono già troppi.
EliminaSe leggi bene, soffermandoti sulle parole scritte, forse riuscirai a cogliere anche tu, anonimo, la differenza tra un testo critico o una recensione e le poche righe vergate affettuosamente per ricordare due persone normali ma dotate di sensibilità poetiche non indifferenti con le quali ho avuto la fortuna di intrattenere rapporti amicali e scambi culturali.
Mario, grazie per non dimenticare in mio zio Dario e il suo lavoro. Ho molti ricordi di momenti che ho trascorso con lui nel suo studio, dove il suo lavoro è stato un lavoro d'amore, un riflesso della sua passione.
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