il carcere aggiusta i guasti causati dalla diffamazione?
Nelle piazze, si sa, si racconta di
tutto. Si parla di argomenti seri; si scherza; si raccontano
barzellette e si diffama trincerandosi o facendola passare per una
battutaccia goliardica se il soggetto diffamato s'incazza, picchia o
denuncia il delatore. Comunque vadano le cose, lì, nel piccolo
cerchio delle conoscenze, la lite rimane circoscritta. Differente è
il danno provocato dai mezzi di diffusione generalisti come giornali,
televisione e internet. Se a ciò si aggiunge la volontà precisa di
usare la parola scritta o urlata per delegittimare e annientare
persone antipatiche o nemici, è chiaro a chiunque che, occorre
qualcosa che funga da freno. Inutile gridare allo scandalo!
Hanno fatto bene i parlamentari a
chiedere il voto segreto per votare la “legge sul carcere ai
giornalisti diffamatori”?
Personalmente sono dell'avviso che
ognuno debba essere convintamente presente, corpo e mente, quando
decide di assumere una posizione importante per la comunità.
Sulla riforma della diffamazione è
passato ieri al Senato, a scrutinio segreto e con parere contrario
anche del governo, un emendamento della Lega, appoggiato dall'Api,
che dà al giudice la possibilità di infliggere, come pena massima,
la reclusione fino a un anno per chi è recidivo e ricade nella
diffamazione altrui a mezzo stampa.
Per Pdl e Pd che avevano stretto un
accordo e giovedì scorso, l'emendamento aveva ottenuto il via libera
in commissione Giustizia per il no al carcere per i giornalisti ma
una pena pecuniaria massima fino a 50mila euro.
Mi si chiederà: sei per il carcere? No! sono per la libertà di pensiero e il rispetto per le libertà altrui e contro ogni tipo di mistificazione.
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