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mercoledì 10 novembre 2010

vanità orgoglio e tatticismi inibiscono la crescita degli italiani

Vanità, orgoglio e tatticismi politici; elementi condizionanti che inibiscono la crescita culturale e economica dell'Italia.

Le esposizioni mediatiche alimentano l’ego; orgoglio e vanità non cedono mai il passo al fare concreto, al pragmatismo costruttivo.
I mass media non prediligono le notizie cattive, perciò non divulgano con la stessa enfasi del gossip i casi di colera a Haiti, i problemi reali dei paesi indebitati, la realtà delle zone alluvionate o interessate da cataclismi che ne hanno modificato geografia ed economia locali.
La tivù, strumento primario mediatico, pilota le notizie e narcotizza gli animi manda in onda programmazioni leggere che facciano evadere dai problemi contingenti le persone prive di retroterra culturali ben definiti. Insomma chi non ha grossi problemi di sostentamento preferisce sorridere e magari ignorare i problemi altrui.

I vizi privati dei personaggi pubblici sono enfatizzati o contrabbandati dai mass media per libertà personale, privacy e naturale rampantismo, tradotti, sempre dai media amici, in impegno e altruismo, quando qualcuno, preso da magnanimità pietosa, regala soldi a povere donne costrette a prostituirsi.

Nessuno sembra fare il proprio mestiere correttamente e, nel frattempo, si evadono tasse, il governo non fa nulla per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’opposizione, prigioniera di antichi sortilegi aspetta qualcuno che interrompa il maleficio per interloquire coi diseredati. E nel frattempo a chi spetta il compito di tamponare il dilagante malcostume?

La politica, ormai è risaputo, è inesistente!
Le aziende sono soffocate dalla globalizzazione, nel senso che gl’imprenditori spostano le baracche laddove i burattini costano poco e loro possono guadagnare di più.
Che rimane? La risposta sembra scontata:
Al povero cristo non rimane altro che la rivolta, intesa come impegno culturale e democratico per sovvertire malcostume e prese in giro dei politici, oppure la preghiera.
Su quest’ultima, anche se praticata da molti perché intimoriti o imboniti dal clero che predica bene nelle omelie ma razzola male nella quotidianità, c’è qualche perplessità fondamentale per le ricchezze accumulate e i privilegi vaticani in antitesi a quanto predicato da Gesù e per i quali è morto in croce.

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