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martedì 15 dicembre 2009

Aggressione a Berlusconi: esasperazione sociale


 Insostenibile leggerezza dell'esser ... buoni

A essere cattivi si guadagna!


È indegno!, in una democrazia evoluta, qualsiasi atto violento verbale o corporeo.

Inneggiare o disprezzare movimenti, uomini politici, territori geografici, squadre di calcio e quant'altro può determinare fazioni rissose è un danno reale alla crescita intellettiva e morale della collettività.

Ancora più deleterio è cavalcare gli eventi; far sì che il gesto inconsulto di un cittadino affetto da problemi psichici diventi materia di scontro rabbioso tra parti sociali. Parlare di detenzione carceraria piuttosto che di cure mediche; pensare a inasprire le pene, rasentare regimi carcerari indegni alla natura delle esigenze umane è contrario ai principi fondamentali dei diritti civili.
E ancora:
Volere a tutti i costi un mandante; teorizzarne la trama oscura di ipotetici nemici piuttosto che fare un’accurata analisi e chiedersi come mai si è giunti a tensioni sociali simili; chi sono stati i fautori teorici e pratici degli stati d’animo.

Insomma, chiedersi come recuperare al dialogo costruttivo dirigenti politici, istituzioni e cittadini per migliorare lo stato sociale di quanti vivono in Italia.

Al di là delle simpatie politiche o personali che i leader trasmettono, è inammissibile quanto accaduto a Milano; la visione del volto tumefatto, lo zigomo e la bocca macchiati di sangue, lo sguardo esterrefatto del presidente Berlusconi e quello assente dell’aggressore hanno fatto il giro del mondo in pochissimo tempo, grazie alla tecnologia dei nuovi media.

In rete si è diffusa immediatamente anche la reazione al gesto inconsulto: molti si sono indignati; qualcuno ha fatto battute inopportune e altri hanno cavalcato l’onda emotiva per recuperare terreno politico secondo il gioco delle parti. È vero, alcune notizie dovrebbero essere ponderate, sia dai mass media tradizionali sia dai navigatori della rete, ma ciò non deve essere lo spunto per facili censure o leggi costrittive della libertà d’opinione.

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