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lunedì 19 aprile 2021

Dedicato a Ebru Timtik

Al bando ogni forma di retorica!

Quanto succede nei paesi a guida dittatoriale è, per noi che viviamo quasi comodamente nelle civiltà democratiche grazia al pensiero e al sangue dei nostri padri, inimmaginabile!




Impensabile, per noi, l'idea di potere essere oggetto di reclusione coatta per avere espresso un pensiero divergente.

Le orrende vicende scritte per la storia col sangue dei deboli e indifesi sotto i regimi totalitari non sembrano essere servite a nulla se ancora adesso le barbarie avvengono impunemente in nome di un imprecisato concetto di “interesse nazionale” che nega alla nazione la libertà di pensiero e di identità. In questi paesi non esiste l'uguaglianza e men che meno le quote rosa e la parità di genere. I dissidenti sono sottoposti a torture o lasciati languire nelle carceri. E la legge non è per niente uguale per tutti nei tribunali.


L'indignazione dovrebbe sgorgare spontanea dal nostro essere uomini liberi. Dovremmo essere capaci di trasformare in forza propellente foriera di libertà la rabbia per l'inciviltà a cui assistiamo! farla diventare azione persuasiva e volontà di liberazione degli oppressi.

Alcune vicende sono di dominio pubblico. Altre no. Rimangono segrete all'opinione pubblica.

Storie di torture. Morti. Depistaggi.

Storie di persone, donne e uomini vittime del regime totalitario, vicine geograficamente ma lontane anni luce dalla nostra realtà.


Ebru Timtik. Morta in turchia per avere portato alle estreme conseguenze il suo essere donna che lotta contro il regime di Erdogan per un equo processo.

Ebru è morta in carcere perché ha deciso di non alimentarsi. Il suo fisico non ha retto. Ha seguito l'esempio di altri dissidenti morti prima di lei.


Da noi, essere incarcerati per reati quali l'esercizio del libero pensiero e la rivendicazione dei diritti ugualitari e Il rispetto della donna è pura fantasia.

Essere carne da macello se si contesta l'ovvietà dei despoti e dei loro comportamenti è successo in passato! Non più. Sarebbe oltre il contesto storico. Mai abbassare la guardia, però.

Spulciando tra le notizie e i sentimenti che nuotano nel mare immenso del web, sempre che non abbia sbagliato canale e giorno, pare non interessi che a pochissime persone la vicenda della giovane avvocatessa turca deceduta dopo 238 giorni di digiuno.

Ricordiamolo: protestava per un equo processo. Ma in Turchia, nella turchia di erdogan non esiste un processo equo per chi è ritenuto un terrorista dal regime e Lei era, per il regime, una terrorista.

Quanti si sono rammaricati? Quanti hanno postato un pensiero di solidarietà? Inutile, forse, adesso.

Attenti a specchiarci sui display non ci indigna più niente e i fatti degli altri non ci riguardano!, niente e nessuno, oltre a noi, è più importante.

Realtà o mondo virtuale conta solo la difesa a oltranza del nostro ego proiettato sui media. E mentre noi ci specchiamo nelle acque calme dello stagno qualcuno lancia disperate grida d'aiuto.

È andata via da martire Ebru. Ha difeso un concetto assodato da noi ma non lì. Ha immolando la sua vita per un'idea. Che sia da sprono al libero pensiero per la rinascita dei Turchi e delle genti oppresse in ogni parte della terra.


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