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domenica 15 ottobre 2017

Tra gli acrobati (come Silvestri).




Mi ero sempre sentita un’acrobata.
Una di quelle non certe e dai passi falsi, dai mille dubbi e dalle gambe tremanti.
Un’acrobata che guarda sotto, quando sa che non si dovrebbe;  un’acrobata che si fa venire le vertigini, poi chiude gli occhi e torna stabile.
Sempre lì sul filo, in punta di piedi, evitando movimenti troppo bruschi sennò si cade.
Capitava di perdere l’equilibrio e cadere, ma sotto non avevo materassi, nè reti, mai.
L’altezza per fortuna non era tanta e me la cavavo sempre con qualche graffio e sbucciatura di ginocchia.
La noia più dura, intrisa di fastidio era quella di avere perso l’equilibrio; era quella di averci creduto troppo nell'equilibrio.
Che no, non è eterno.
Ce n’è uno per ogni periodo e ogni stagione; e lui cambia insieme a te.
Motivo per cui, adesso ogni volta che sto per cadere mi concedo morbida, nella dolce convinzione che un nuovo equilibrio mi accarezzerà e mi terrà per mano per un po’.
Ascolto “Acrobati” di Daniele Silvestri e ringrazio il cielo di far parte di un mondo di circensi, che più entusiasta non si può.

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