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venerdì 9 settembre 2016

Mors tua vita mea


La tua morte è la mia vita!

Sembra essere il pensiero imperante contemporaneo che domina tutti. Politici. Imprenditori. E gente comune. Il sociale non esiste. E quello che è mio non si tocca!

I confini territoriali sono ritenuti in assoluto off limits. Siano essi geografici o commerciali. Non possono sfuggire al controllo autoctono dei capi branco. Il territorio deve essere protetto da chiunque possa comprometterne la stabilità e la supremazia del capo.

È davvero misero colui o colei che alza scudi, muri fisici e barriere ideologiche all'imprevisto. Al nuovo. Alle nuove esigenze delle singole persone e dei popoli oppressi da fame e miseria.

Ho incontrato uomini e donne di diverse razze. Alcuni di questi, nobili nell'animo, portano con loro la propria cultura con estrema dignità. Propongono mercanzie o servigi accompagnandole col sorriso. E anche davanti ai ripetuti dinieghi continuano a mostrare solarità positiva.

Altri mendicano. Altri ancora infrangono le leggi. E c'è persino chi, i motivi li lasciamo dibattere agli studiosi scientifici che si interessano di comportamento e ai politici che dovrebbero evitarne i fenomeni, dissacra l'altro, violenta le donne e non accetta la cultura occidentale e i relativi progressi fatti nel porre la donna al centro della vita sociale. E festeggiarne opportunamente i ruoli di mamme e di lavoratrici instancabili.


È sotto gli occhi di tutti! Alcune culture non collimano.

Ma le necessità impongono comprensione e rispetto per quanti fuggono dall'inferno africano. Ovviamente è lecito controllarne le incongruità inerenti al fenomeno migrazione. Dietro i drammi dei singoli spesso si nascondono inimmaginabili storie di mercanti privi di scrupoli, tratte di carne umana, malaffare gestito dalla criminalità organizzata con sedi nei paesi interessati al fenomeno migratorio e, a volte, consentito tacitamente, dai governi.

Ostacolare i flussi sembra essere impossibile (molte organizzazioni ci stanno mangiando) come pure arginare le guerre che portano enormi ricchezze alle industrie belliche.

Che fare? Un tempo si diceva di non fare l'elemosina a chi è in difficoltà ma dare una possibilità di crescita economica e culturale possibilmente laddove sorge la loro casa o capanna che sia.

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