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venerdì 1 febbraio 2013

caso MPS, banda del 5% e la sfiducia dei clienti

Caso MPS. 
Banda del 5% e gestioni creative molto allegre sono riuscite ad affossare la banca che vanta tradizioni antichissime. Storia a parte, la vicenda del Monte dei Paschi di Siena affonda il coltello nella piaga. Al momento gli inquirenti stanno seguendo delle piste, difficili quanto inutili da seguire per chiunque non è addentro alle questioni bancarie e ai meccanismi complessi che interessano gl'investigatori.
Il dato che salta agli occhi dei cittadini comuni è il passaggio sconsiderato dell'enorme mole di euro, si parla di 9,3miliardi che MPS passò al Banco di Santander per l'acquisizione di Antonveneta, operazione, decisa e voluta dal vertice di Rocca Salimbeni e cioè dal presidente Giuseppe Mussari in quota Pd, avallata dagli azionisti, in primis dalla Fondazione Mps guidata da Gabriello Mancini, sempre Pd, e dalle istituzioni locali di riferimento (tutte a maggioranza Pd).

Insomma, ancora una volta i destini degli uomini sono assoggettati alle azioni dei giochetti economici e finanziari dei banchieri. Ribadito e sottolineato questo aspetto c'è da prendere in considerazione un'altra assurda conseguenza causata dalla banda del 5%, e cioè la paura che questo terremoto ha provocato nei clienti di Monte dei Paschi sparsi per l'Italia.

La paura ha spinto i clienti di MPS a prelevare i risparmi lasciati in deposito. Paura che serpeggia e mette in difficoltà anche i dipendenti, che, pur motivando l'assoluta tranquillità che godono i clienti per via di una garanzia e dall'ultimo prestito statale di Monti che garantisce pure i dipendenti, in quanto, se MPS non restituisse il prestito, Monte Paschi verrebbe assorbita dallo Stato.

Garanzie e tutele a parte, quando i risparmiatori vanno via, specie nelle piccole filiali i dipendenti non ridono. Non può ridere chi ha messo la faccia e lavorato sodo per vedersi smerdato da una banda di lestofanti.


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