La nostra relazione. Ragionamento
semiserio sulle note di una canzonetta rock.
E mentre in Italia si litiga per le
leadership qualcosa di veramente nuovo agita come sempre le
coscienze dei giovani.
Si dice che siano i giovani ad avere il
coraggio di picconare il sistema, non quelli che vestono panni
giovanili, frequentano pub e discoteche ma con lo sguardo rivolto al
sistema affaristico consolidato da poteri forti e dai nomi
camaleontici.
Alcuni sanno mimetizzarsi bene, forti
dell'età anagrafica agitano le acque, cavalcano idee suggerite da
qualche vecchio regista nascosto e rottamano di qua e di là mentre i
dirigenti nazionali distraggono la collettività con false inchieste
e programmi mediatici degni delle discariche per i rifiuti speciali.
Sembra che il sistema sociale attuale
sia programmato dai furbi per i furbi.
Anche se la sensazione è che alla fine
siamo tutti dei grandi furbacchioni impegnati a difendere interessi
personali; a zittire giornalisti e voci discordanti scomode, in
realtà i giovani si sono scocciati di assistere ai talk show della
politica di parte, falsa e inconcludente.
Chi contesta il sistema solitamente lo
fa perché vorrebbe che fosse migliore e avesse rispetto per quanti
sono tenuti ai margini della povertà materiale e culturale da una
élite egoista.
Sembrerà strano, ma questi pensieri
aleggiano nell'aria sulle note di una canzone di Vasco. Una
canzoncina all'apparenza banale che parla di una relazione
sentimentale rabberciata e ambigua. Una storia intima che per osmosi
penetra i campi del sociale e della politica.
Allora che ben venga Vasco e chi si
ispira alla sua musica provocatrice di assiomi, massacratrice di
luoghi comuni, ironica, popolare, rock.
Complimenti ai sei giovani che formano
la VascoRocknRollShow TributeBand e sanno regalare emozioni vitalità
e passione agli ospiti dei loro concerti.
Anche questo è made in Calabria
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