Lo so, è difficile districare la matassa del sistema politico italiano e l’attuale legge elettorale sembra studiata apposta per ingarbugliare e rendere instabile la formazione di governo. Il bipolarismo così concepito non ha piedi e radici stabili e chiunque è eletto è sottotiro. Lo è stato il governo Prodi e adesso quello guidato da Berlusconi.
A prescindere dai numeri, quello che maggiormente lascia spazio a pensieri sconci è la sfrontatezza del potere. Un potere che non tiene in considerazione la realtà del paese ma quello che hanno in testa i capipolo.
Prodi, vedendo precluso il suo programma, si è dimesso. D'altronde gli mancavano i numeri al senato e ogniqualvolta si doveva varare un provvedimento, se era inviso alla maggioranza non passava.
A ben pensarci, la politica di Prodi non si discostava mica tanto da quella di Berlusconi. Entrambi hanno portato avanti progetti contestatissimi dai cittadini ed elettori italiani. Tra i quali i lavori della TAV, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino Lione, che ha prodotto danni al territorio già in fase progettuale perché ogni regione, provincia e città interessate hanno cercato di gestirla secondo criteri discutibili dal punto di vista della sicurezza ambientale.
Ora, mi chiedo, è così difficile presentare un programma di governo indirizzato al benessere e alla crescita sociale?
Sono davvero importanti le grandi opere e il relativo sconvolgimento del territorio allorché si realizzano?
È più importante la tutela della dignità della vita umana o il bilancio aziendale dello stato?
Io le risposte ce l’ho ben stampate in testa e nel cuore.
Lascio, semmai il dubbio, a quanti hanno l’ingrato compito di gestire la cosa pubblica, agli scienziati, agli studiosi, agli imperturbabili uomini d’affari che hanno fatto scempio della politica, di uomini, risorse, cultura, grazie ai suffragi ricevuti e al falso concetto di democrazia.
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