La chiamano “la mala dei boschi”. Suppongo sia una combriccola che gestisce le risorse boschive e decide chi e quanto deve prelevare da determinati appezzamenti, come commerciare i prodotti e dove. A limite, potrebbe intendersi come un’associazione di mutuo soccorso. Un gruppo di persone che, però, non lascia entrare nessuno impunemente a ficcare il naso nei propri affari e che ha una struttura organica aziendale con un dirigente generale e quelli di settore coi sottocapi che gestiscono direttamente le forze lavoro. Detta così non fa male e neanche scandalizza ma, passare qualche giorno dopo l’omicidio per le strade ancora bardate eccessivamente a festa con inutili luminarie, data l’esiguità della piazza del piccolo paese montano catanzarese, sorge spontanea una considerazione: “È questo un modo civile di gestire “affari”? Può giustificare la fredda decisione di eliminare a colpi di pistola un uomo? Togliere la vita a un padre di famiglia, ferire il figlioletto, traumatizzare la moglie e la gente che affollava la piazza in festa?”
Credo proprio di no!
Non viviamo più nella giungla da diversi millenni e lo spirito di conservazione della specie è votato ad altre soluzioni per la sopravvivenza, non certamente alla soppressione fisica dei nemici e dei concorrenti, altrimenti sarebbero giustificati guerre, abusi di potere e vessazioni a dispetto delle organizzazioni pacifiste che spendono energie per denunciarne effetti e cause dei popoli coinvolti in massacri, soprusi e sopraffazioni ingiustificati dal punto di vista morale.
Nonostante l’emancipazione sociale, a Palermiti, durante la festa della Madonna della Luce, patrona dei palermitesi, è stata spenta una fiammella, forse impura dal punto di vista etico, ma non sta a noi giudicare né tantomeno ad altri armare mani assassine, giacché esistono leggi e uomini preposti a farli rispettare.
La vita è sacra! Il diritto alla vita è Divino!
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