Gli artisti pescano nella realtà; denunciano fatti, sublimano episodi, suggeriscono analisi e propongono scenari sociali possibili con strumenti e lessici consolidati nel tempo.
Le arti figurative si avvalgono del gesto e della metafora.
Il gesto assume valenze figurali familiari. La macchia lascia intendere oggetti e figure conosciute con l’intento di richiamare alla mente scene di vita quotidiana o episodi sociali in sintonia con le tematiche trattate in pittura o scultura.
È risaputo!, il ruolo dell’artista non è quello del decoratore chiamato a esibirsi in virtuosismi grafici o cromatiche. L’artista, come si è già detto, propone!, usa la metafora quando vuole trattare tematiche sociali comuni e fa sì che il dialogo coinvolga e veicoli più persone e le induca a razionalizzare concetti ignorati o sottaciuti.
L’atto propositivo assurge a sintesi e si dona disinteressatamente. Unica condizione richiesta: la disponibilità al dialogo, al confronto! Insomma si chiede la propensione all’ascolto. Dimenticare l’ego e aprirsi alla realtà degli “altri”: quelli ritenuti invisibili dalla comunità tecnologica (platea enorme che prende per vera ogni parola espressa sotto i riflettori mediatici); persone costrette a vestire panni da clown per sopravvivere e dare un’opportunità ai figli, ai giovani, ai derelitti soggiogati dall’arroganza del potere. È ovvio che non si sta parlando del clown circense ma è altrettanto ovvio che non si è molto lontani nelle associazioni metaforiche. Entrambi, così truccati, sono uomini che scendono in pista per svolgere un ruolo ben definito nonostante i problemi personali. Uomini coraggiosi che sanno regalare un sorriso; porgere la mano, confortare, dare fiducia!
E poi c’è dell’altra gente che affianca questi eroi comuni, consapevoli di non assurgere mai alla ribalta, non avere onorificenze, fondazioni o strade intestate! Ed è per questo che si mascherano! Lo fanno innanzi tutto per distinguersi dai facinorosi e da quelli che hanno costruito imperi sulle falsità, col malaffare, e pensano di comprare un posto tranquillo anche nell’aldilà.
Questi concetti sono scaturiti spontanei nel momento in cui ho guardato la tela che giaceva da molti anni nel limbo delle incompiute.
È un altro lavoro che dedico alle donne, alle mamme, a tutte le mamme e a Natuzza in particolare, la cui umiltà comportamentale, che assomma pazienza, amore, comprensione e mai giudizio rancoroso, ha insegnato tanto.
(mario iannino)