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domenica 24 gennaio 2010

il politichese nelle realtà locali

Nella storia dell’uomo è tracciata chiaramente l’evoluzione tecnica e scientifica della specie.
Il genere umano ha inventato geniali stratagemmi per superare le avversità; pianificare problemi di sopravvivenza; migliorare le comunicazioni e affinare i linguaggi.

Allegorie verbali e visive, quindi, arti oratorie teatrali, scritture, dipinti e disegni illustrano il cammino antropico e le varie forme di proselitismo adottate per divulgare i saperi acquisiti nel tempo. Parola e gesto sono metodi fenomenali per indottrinare le masse e l’oratore magniloquente conosce bene il metodo per attrarre le attenzioni della platea; capisce quando è il momento giusto per strappare l’applauso, commuovere o far sorridere. E questo è bene!, se non nasconde falsità o ambiguità immorali.

Altro discorso è il linguaggio usato dai politici per raggirare ostacoli e far convergere errori e furberie nella scatola della bontà che tutti i partiti costruiscono giorno dopo giorno. La scatola della bontà del politichese somiglia moltissimo al cilindro del mago: è una scatola magica pronta a stupire gli astanti, che trasforma gli errori gestionali in benefici personali. Insomma è una sorta di lavatrice con vari programmi di lavaggio, dal delicatissimo allo sporchissimo, con e senza centrifuga.
Esiste la possibilità di debellare o quantomeno contenere il malcostume fin qui generato?

Si sa, la via per la pace e del buon governo non è mai un’autostrada comoda e diritta; spesso è una stradina irta di difficoltà; un sentiero di campagna tortuoso, dalla traversata imprevedibile, costellato di pericoli ambientali, smottamenti, per cui richiede una guida sicura, attenta e dell’aiuto corale dei viandanti.

La natura, dal canto suo, dà segnali d’insofferenza per i saccheggi subiti; anche le classi meno abbienti si ribellano alle intolleranze storiche, ora tocca all’intelligenza della “casta” dare risposte sincere.

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