Paragonare una faina a una personalità politica è un
esercizio curioso e un po’ provocatorio — ma anche stimolante! La faina è
astuta, elusiva, notturna, capace di infilarsi ovunque e di colpire con
precisione. In senso metaforico, queste qualità possono ricordare certi
politici noti per la loro abilità strategica, discrezione operativa e capacità
di muoversi agilmente tra le pieghe del potere.
Ecco alcune analogie simboliche (non giudizi morali!):
al primo posto: Giulio Andreotti, spesso descritto come un
maestro della politica silenziosa e delle manovre dietro le quinte. Come la
faina, era noto per la sua capacità di “esserci senza farsi vedere”.
D’appresso Niccolò Machiavelli (sebbene non un politico
moderno ma sempre attuale, fonte d’ispirazione per molti): autore de “Il
Principe”, incarna l’astuzia e la flessibilità strategica che si potrebbero
attribuire a una faina.
E Vladimir Putin che, secondo alcuni analisti, per la sua
abilità nel muoversi con freddezza e calcolo in scenari complessi richiama
l’immagine di un predatore silenzioso e determinato.
Più rozzo e sanguinario, Netanyahu, simile alla faina
penetrata in un pollaio intenta a fare strage di incolpevoli e docili galli e
galline.
E come non citare per analogia storica e lessicale Gianfranco
Faina, attivista e intellettuale italiano degli anni ’60-’70, che pur non
avendo nulla a che vedere con le prerogative dell’animale, ha, dimostrato capacità di cambiare pelle ideologica nel
tempo passando dal PCI all’anarchismo; mosse che potrebbero evocare una certa
“mimetizzazione” tipica della faina.
Naturalmente, ogni analogia ha i suoi limiti e va presa con
ironia e spirito critico.
E che dire della Giorgia nazionalpopolare?
Giorgia Meloni, come figura politica, ha spesso costruito la
propria immagine pubblica su tratti che potremmo definire “da predatrice determinata”
con uno stile molto diverso da quello della faina. Se la faina è elusiva,
silenziosa e agisce nell’ombra, Meloni ha scelto una comunicazione diretta,
viscerale e fortemente identitaria.
La narrativa di guerriera, secondo un’analisi linguistica
dell’Università di Padova, Meloni utilizza spesso archetipi eroici nei suoi
discorsi, presentandosi come una combattente solitaria contro un sistema
ostile.
Per il controllo maniacale e l’accentramento dei poteri alcuni
commentatori hanno notato analogie tra il suo stile comunicativo e quello di
figure storiche autoritarie, sottolineando l’uso di toni enfatici, gestualità
teatrale e con una forte esposizione mediatica accurata tende a far dimenticare
il suo passato.
La Strategia
comunicativa popolare, essendo figlia di una realtà popolana abituata alla
lotta per la pagnotta quotidiana la fa sentire vicina. È una sorta di via di
mezzo tra potere consolidato e quel “popolo” eccessivamente enfatizzato dalla
retorica di certa bassa ppolitica.
La sua formaziomne la porta a fare largo uso del dialetto e
di riferimenti culturali pop per rafforzare il legame con l’elettorato; un
approccio molto più “diurno” viscerale e visibile rispetto alla furtività della
faina.
In sintesi, se la faina è l’animale dell’ombra, Meloni è più
simile a un animale da arena: teatrale, visibile, combattiva, e sempre al
centro della scena.
Volendo giocare con le analogie si potrebbe tentare di
costruire un simpatico “bestiario politico”, una sorta di
zoo simbolico in cui ogni figura politica diventa un animale, non per offendere
ma per giocare con tratti comportamentali e pubblici dei personaggi che oggi
dominano la scena politica italiana:
Giorgia Meloni,
potremmo associarla alla Lupa dominante:
Simbolo di forza identitaria, spirito protettivo e
leadership in branco. Come una lupa, è determinata, vigile, e guida con uno
stile assertivo.
Matteo Renzi, Volpe
perché astuto.
Sempre in movimento, spesso imprevedibile, capace di
reinventarsi e imboccare sentieri alternativi proprio quando sembra in
trappola.
E il nostro caro presidente Sergio
Mattarella, il saggio Gufo silenzioso:
Osservatore riflessivo, raro nei gesti ma autorevole nelle
parole. Come il gufo, ispira rispetto e rappresenta la saggezza istituzionale.
Matteo Salvini il Gorilla di tribù.
Energico, vocale, territoriale. Usa il linguaggio fisico e
diretto per ribadire presenza e carisma, proprio come un maschio dominante del
gruppo.
E per par condicio, Elly
Schlein l’aquila in sorvolo.
Visionaria e con lo sguardo fisso su obiettivi a lungo
termine, spesso con un distacco strategico dai temi più “terreni”, ma pronta a
calarsi in picchiata quando serve.
Antonio Tajani, Il Gufo Cerimoniale
Riflessivo, istituzionale, legato ai simboli e alla
tradizione. Come un gufo, Tajani appare calmo e misurato, ma con uno sguardo attento
ai dettagli e ai valori identitari. Il suo recente richiamo alle “radici
giudaico-cristiane” dell’Europa lo dipinge come un custode della memoria
simbolica, anche se a volte con interpretazioni controverse.
Giuseppe Conte, Il Tasso Diplomatico
Riservato ma tenace, Conte si muove con cautela nei meandri
della politica, scavando gallerie sotterranee tra alleanze e mediazioni. Come
il tasso, è apparentemente mite ma pronto a difendere il proprio territorio con
fermezza. Il suo stile giuridico e la capacità di adattarsi a contesti diversi,
da premier tecnico a leader di partito, lo rendono un animale politico
“scavato” e resistente.
- Nicola Fratoianni, La Volpe Rossa dei Quartieri Operai; Specie: Vulpes socialis indignata
- Habitat: Assemblee movimentiste, centri sociali e talk
show su Rai 3
- Alimentazione: Pane e Costituzione, conditi da citazioni
gramsciane e documenti ANPI
- Caratteristiche distintive:
- Occhi acuti da sentinella sociale
- Voce che fende il silenzio con indignazione genuina
- Coda ideologica ben impennata, rossa come le bandiere del
Primo Maggio
- Comportamento:
- Scatta al minimo accenno di ingiustizia come se sentisse
l’odore di neoliberismo nell’aria
- Tende ad accoppiarsi retoricamente con concetti come
diritti, lavoratori, resistenza
In sintesi, è Leader
di Sinistra Italiana, noto per il suo linguaggio diretto, il focus su giustizia
sociale, ambiente, diritti civili. È spesso il primo ad alzare la voce su
questioni di disuguaglianza o di lotte sindacali. Nella scena, potrebbe essere
il "francotiratore etico", che scuote l’aula con discorsi infuocati e
citazioni gramsciane.
E per adesso stoppiamo qui.