TRUMP, IL VOLTO VIOLENTO AMERICANO.
A prescindere dall'educazione e dai convincimenti personali la storia insegna che il potere dei violenti non ha futuro e neppure presente. Le parentesi territoriali dei despota sono estremamente stressanti quanto effimeri.
In questi giorni si ricordano le barbarie dei nazifascisti e la ferocia delle eliminazioni dei nemici mascherate dalle ideologie definite razziali.
Da sempre, da quando esiste il mondo, l'uomo ha tentato d'imporre la supremazia dei forti.
Bellicosi e sicuri, inclini alle rappresaglie, i violenti, arrivano alla gestione del potere e da lì non vorrebbero schiodarsi mai. Succede sempre così.
È successo anche nella democraticissima America, terra dei sogni che si avverano; Eldorado di quanti agognano vite migliori. Paradiso promesso. E, a volte, poche volte, a dire il vero!, precluso agli estranei nuovi e vecchi poveri del mondo che vorrebbero sbarcare lì da qualche nuovo profeta della violenza.
È successo con l'ultimo presidente uscente Donald Trump. Le sue esternazioni sono documentate. È sotto gli occhi del mondo il suo modo di fare e nella memoria collettiva quanto le sue parole abbiano condizionato i suoi sostenitori. Come il suo ultimo appello abbia scatenato la violenta reazione di una buona parte di cittadini americani e l'attacco a Capitol Hill, Campidoglio degli Stati Uniti d'America.
Le cronache riportano una società, quella americana, divisa e piena di contraddizioni. Persone schierate nettamente tra democratici e repubblicani i cui rappresentanti sono chiamati in queste ore a esprimersi sulla messa in atto dell'impeachment per Donald Trump.
I fatti parlano chiaro e altrettanto chiare sono le istigazioni al sovvertimento della democrazia in America. Sarebbe un fatto gravissimo se venissero annullate le responsabilità del comandante in capo che ha istigato la sommossa e anche dei sovversivi che hanno distrutto l'idea di democrazia in quei tristi giorni di devastazione a Capitol Hill.
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