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sabato 11 aprile 2020

La nostra Pasqua in casa

Il procedimento per fare il pane in casa è lungo e ci vuole una buona dose di pazienza.
Il tempo non manca visto che siamo tenuti a stare in casa fino al 3 maggio si può iniziare a evitare qualche uscita. Limitare le code per la spesa.
Decidere di non recarsi dal fornaio e farselo da soli può risultare terapeutico.


L'impasto, grosso modo è lo stesso della pasta della pizza, con qualche accorgimento e qualche ora di lievitazione in più si può fare.

L'occorrente è il solito kg di farina; il lievito madre, ma anche quello di birra va bene se non ce l'abbiamo a disposizione; un pizzico di sale e, naturalmente il forno.

Le nostre madri impastavano la sera, poi toglievano un pugno di pasta e la riponevano in un contenitore per trasformarla in lievito madre. Il resto dell'impasto serviva per panificare la mattina seguente.

Un miracolo. La trasformazione, la pasta che cresce, il profumo che inonda la casa è un miracolo prodotto dalla sapienza antica delle nostre donne di Calabria.

Strano pensare come in questi giorni le case diventavano ricettacoli di odori più dolci, aromatizzati. Paste frolle decorate con uova a forma di grandi ciambelle anticipavano di qualche giorno la Santa Pasqua. Le “cuzzupe”, consumate nelle scampagnate di pasquetta nelle gite fuori porta non sono tanto desiderate. Preferisco il pane. Forse a causa della permanenza forzata imposta dal virus che ha sovvertito tutte le abitudini nelle differenti forme sociali, in Calabria e nel resto del mondo.

È una Pasqua di “martirio” questa del 2020. ma, se pensiamo alla storia di Gesù morto in croce, la nostra è una misera penitenza, una sciocchezza al suo confronto.
Le sofferenze inflitte dai soldati, il martirio in croce, la violenza gratuita degli aguzzini, gli sputi e gli insulti della folla che fino a qualche giorno prima lo osannava; lo strazio della madre prostrata ai piedi della croce che lo vedeva morire lentamente senza potere fare niente

Questo vale per i credenti. Dirà qualcuno. È vero! Allora scrutiamo nel presente laicamente. Pensiamo agli sbarchi dei fuggiaschi provenienti dall'Africa. Agli extracomunitari in cerca di pace e dignità per la persona. … Cosa, ancora siamo distanti? Bene. Pensiamo ai terremotati. Ai senzatetto, i barboni che si addormentano sulle panchine o in stazione e non si risvegliano. Pensiamo ai nuovi poveri. Pensiamo a chi soffre negli ospedali o soli in casa. Pensiamo! E godiamo delle piccole gioie che ancora la vita ci dà.

Buona Pasqua di resurrezione!

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