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domenica 15 marzo 2020

Strade vuote in città e quarantena volontaria

Non che gli altri giorni siano totalmente diversi ma oggi, sarà per via del coronavirus e dell'allerta con l'hashtag #iorestoacasa ch'è diventato un gioco virtuale per dire al mondo intero come ci si sente ad essere costretti tra le mura domestiche, mi sembra davvero di camminare in uno di quei set cinematografici ambientati nei giorni dopo l'apocalisse.

I presupposti non mancano.

Siamo ostaggi di un virus sconosciuto. La ricerca scientifica ci sta sbattendo la testa ma ancora non riesce a trovare il bandolo della matassa. Si va a tentoni. Negli ospedali s'intubano i contagiati. Unica cura certa è l'ossigeno per bloccare la polmonite causata dal covid-19. Oltre alla terapia farmacologica col tacilizumab, intuizione di un dottore che cura con il farmaco in questione l'artrite reumatoide e la conseguenziale broncopolmonite che attacca i pazienti affetti dalla grave forma di artrite reumatoide, ora in sperimentazione nei vari ospedali alle prese con i contagiati dal corona virus.

L'allarme è palpabile. 

I cittadini sovrastati dal terrore dell'infezione non escono di casa. Rimangono serrati dentro. Al massimo escono dai balconi per non sentirsi soli. E Accomunati nell'isolamento dalla paura contagiosa cercano di esorcizzare il momento con i flash mob postati sul web.

Aver compagno al duol scema la pena. Si diceva un tempo.

Intanto io resto a casa e per me non è un problema. Add'ha pass'a' nuttata.

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