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venerdì 7 agosto 2015

Appunti di viaggio

In-attesa.

E poi arriva l'imprevisto. Inatteso. Fulmineo imperativo stop. Categorico e bruciante peggio del pur consapevole e necessario coito interrotto.

L'attesa, ha detto qualcuno, è migliore dell'evento. Durante il tempo dell'attesa, se si programma un viaggio di lavoro o una vacanza le aspettative sono sempre rosee. Specialmente se si tratta, appunto, di una piacevole programmazione voluta e lungamente desiderata. Niente è lasciato al capriccio del caso. Ogni aspetto è curato nei minimi particolari: il percorso completo del viaggio, i compagni di viaggio, le tappe, i ristori.
Nulla è lasciato alla casualità. Persino i tramonti e le albe si tenta di impacchettare nel proprio immaginario scenografico secondo personalissimi canoni di bellezza.


Ma ci sono dei disegni nascosti ai quali l'uomo nulla può... e quando piovono addosso eventi indesiderati non c'è altro da fare che attendere. Attendere saggiamente il decorso karmico oppure reagire. Essere fieramente protagonisti del proprio destino.

E nell'attesa:
Le prime luci del giorno spuntano a rischiarare la vallata. Il canto assordante delle cicale da sempre ospiti tra i rami dell'ulivo secolare penetra i timpani. Il cielo si tinge di rosso. Il mare, giù a valle, è quieto. Il pescatore aziona l'argano. La rete si raccoglie ai suoi piedi. I pesci si dimenano intrappolati sotto i suoi occhi nella rete.

Alcuni accadimenti non sono del tutto fortuiti. Le avvisaglie arrivano nitide. In caso di malore fisico, un po' di febbre. Una leggera indisposizione. Emicranie o indolenzimenti in alcune parti del corpo. Piccoli campanelli d'allarme da non sottovalutare che curati tempestivamente evitano decorsi ben più gravi. Ma quando di mezzo c'è la cattiveria umana il discorso cambia. Si deve essere vigili. Non si verificano febbri e le maldicenze uccidono i buoni d'animo.
Cosa fare, quindi, per essere, non dico immuni ma, quantomeno previdenti e arginare il fango gratuito degli stupidi? Osservare minuziosamente gli atteggiamenti dei bipedi parlanti. Soppesare le parole sentite, quelle dette e da dire ...
… ma non sempre ciò è possibile specialmente quando le parole sono gettate al vento da scaltri detrattori o si pensa l'interlocutore una persona sincera e anche se culturalmente poco evoluta ma scevra da invidie e gelosie.

Spesso è difficile discernere nel modo giusto ciò che arriva sul substrato dei ricettacoli esterni, vuoi perché condizionati dai nostri bisogni e dai desideri temporanei e quindi facile prede delle strategie umane.

Invariati rimangono, invece, i programmi della natura. Gli alberi danno i frutti nei tempi giusti. E questo è il tempo delle pere e dei fichi.

Il vispo topo di campagna getta sguardi furtivi in ogni direzione mentre saltella impertinente sul pero. E il merlo dalle piume nere e col becco giallo svolazza tra le larghe foglie del fico maturo.


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