Martina: sono orgogliosa di mio padre.
(Martina è la figlia del brigadiere Giangrande, ferito gravemente a Roma, in piazza Colonna, nel giorno dell'insediamento del governo Letta ad opera di un disoccupato, disperato per le precarie condizioni economiche in cui versa da tempo)
E
sfido io. Quale figlia o figlio non è orgoglioso del proprio padre!
Ma il punto non è questo, la cosa che fa incazzare sta nel modo in cui è trattato l’argomento.
I
mass media girano il mestolo nella brodaglia della libido che si alimenta spiando dal buco
della serratura gli affetti e le emotività altrui.
Certo,
fa specie sapere che un uomo, un padre di famiglia, rischia l'incolumità nell'adempiere al suo lavoro. Evenienza contemplata, purtroppo, ma che può accadere e che deve essere intesa come un infortunio. Perché di questo si deve parlare. Di infortunio sul lavoro.
Per
un muratore l’infortunio è dato dalla caduta di un’impalcatura o da qualche
peso che gli cade sopra la testa. Insomma da qualcosa d’imprevedibile che sta
in agguato.
E
chi fa il carabiniere, passione a parte, perché anche il muratore è passione,
sa bene che il suo rischio è quello d’imbattersi in un colpo vagante o essere
vittima in qualche tafferuglio scaturito dal disagio sociale.
Quindi,
bando alle ciance, è ovvio che tutti indistintamente siamo addolorati per il
brigadiere che rischia conseguenze gravi. Ma
principalmente, come italiani, siamo addolorati per il clima di tensione
che esaspera padri e madri di qualsiasi ceto sociale. Lavoratrici, lavoratori, disoccupati, pensionati, studenti, sfruttati e malpagati.
Anche
chi ha sparato, ed ha fatto malissimo, è stato ferito nell'animo prima e nel
fisico poi, quando catturato dai carabinieri, nella voga della colluttazione è
stato immobilizzato a terra.
Ma,
ripeto, le ferite fisiche si curano e spesso passano. Diverse, sono le ferite
interne, causate dall'ignavia di chi dovrebbe gestire il buon andamento della
cosa pubblica piuttosto che giocarci fino a trasformarli in privilegi per sé o
per una porzione di banderuoli che assediano le istituzioni.
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