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giovedì 26 gennaio 2012

giorno della memoria e delitti quotidiani

Il 27 gennaio 1945 si aprirono i cancelli di Auschwitz. L'odore della morte e della negazione umana aleggiava e aleggia tuttora tra le assi delle baracche intrise di angosce, speranze, pianti e mesti sorrisi di bambini, sospiri di donne e uomini ignari delle sofferenze che avrebbero dovuto sopportare prima della morte.
I sopravvissuti hanno fatto piena luce sulle tristi vicende che hanno reso il campo di concentramento emblema della barbarie nazista.
Ad Auschwitz persero la vita oltre un milione di persone nei modi più atroci ed efferati che la mente umana abbia mai potuto concepire ma sembra che il ricordo non sia servito a niente e nessuno visto quanto sta succedendo nel mondo.
Eppure il Giorno della Memoria, che quest’anno si celebra per l’undicesima volta, istituito con la Legge n. 211 del 20 luglio 2000 proprio con lo scopo di non dimenticare l'immane tragedia che gli ebrei hanno voluto chiamare Shoah e tramandare il ricordo affinché non accada mai più un crimine simile contro l'umanità, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo, proprio gli ebrei stanno opprimendo un altro popolo colpevole di avere radici in Palestina.
In Italia l’aberrante ideologia nazista non colpì solo il popolo ebraico con le vergognose leggi razziali del 1938 seguite dalle deportazioni naziste dopo l’occupazione tedesca 1943 ma interessò anche persone non ebree “colpevoli” di avere fede religiosa, valori, etnia diverse rispetto a quelle del pensiero dominante.
L'arroganza del popolo germanico, sottovalutata all'inizio dai governi europei, somiglia tanto alle richieste egoistiche di certa politica settaria inneggiante alle radici territoriali di un popolo piuttosto che alla tutela sociale dei deboli.
Se è così, ricordare non serve a nessuno.

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