A spasso nella movida, paradiso artificiale dell’effimero.
La natura umana è di per sé incontentabile! Non si è mai contenti di niente e di nessuno. E ciò che per pochi attimi soddisfa e gratifica, superato il momento iniziale dell’innamoramento, cade nella noia mortale. È così per qualsiasi cosa, oggetto e persone vicine all'uomo contemporaneo. L’assenza d’ideali annulla quanto professato dai padri. Sacralità della persona, del lavoro e dignità intellettuale sono confuse e soppiantate da feticci hi tec.
L’alta tecnologia raggiunta non serve ad affrancare l’uomo da lavoro e renderlo libero. Il profitto individuale avvelena i rapporti e la vita è una continua corsa al consumo. Si consumano gli affetti, si giura eterno amore per lasciarsi dopo pochissimi mesi dal matrimonio.
Lo status symbol è determinato nel far vedere agli altri di possedere stabilità economica, acquisire prodotti tecnologici di ultima generazione, sfoggiare il cayenne, il rolex d’oro, un paio di scarpe da mezzo milione di euro, che, superato l’attimo vanesio, lascia un senso di vuoto immediatamente soppresso dalla smania d’onnipotenza trasmessa dal conto in banca. Conto dai profitti decuplicati se investiti in termini ricattatori nei mercati poveri.
Il super uomo si concede una sniffata nelle vetrine delle vite altrui, contratta e mercanteggia, conquista un’altra novità da esibire. E nel tempo libero s’improvvisa intenditore d’arte, estasiato, rimane sinceramente commosso davanti a volgari imitazioni del reale che non apprezza dal vivo. Il guizzo del guitto spinge alla platealità, dimostra agli altri di conoscere questo e quel pittore, spende qualche citazione e torna a casa contento. Certo di avere dato il suo apporto concreto nell’era del terzo paradiso frammisto di tecnologia e pensieri effimeri.
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