Oggi è di scena la pedofilia. Giornalisti della carta stampata, del web e delle televisioni spulciano i casi denunciati dalle vittime e tentano di fare il punto della situazione.
Lo scandalo maggiore è scoppiato in seguito alle denunce di alcune persone nei confronti dei loro ex educatori in abiti talari: i preti!
Non c’è alcun dubbio: sono episodi destabilizzanti che generano non poche perplessità nei fedeli praticanti e no.
Gli interrogativi si moltiplicano.
L’opinione pubblica s’interroga e interroga gli alti prelati della Chiesa che avrebbero dovuto vigilare e intervenire con solerzia così come intervengono nei turni elettorali per appoggiare questo o quel rappresentante che a loro modo d’intendere è vicino ai dettami del vangelo o nell’appoggiare una campagna scientifica, insomma, intervenire nelle problematiche dello Stato laico e a volte determinarne i cambiamenti reali della società.
È altresì vero che chiunque osserva altre religioni o possiede formazioni culturali e politiche differenti ha la possibilità di cavalcare l’onda del malumore che simili notizie suscitano.
I detrattori amplificano e precisano i fatti, solleticano morbosità e ottusi estremismi per guidare subdole ribellioni e alimentare il fuoco dissacratorio che accomuna gli arrabbiati; quelli che sono sempre contro tutto e tutti, e teorizzare, nel momento in cui la notizia diventa di dominio pubblico, la sacralità della libera espressione dei fatti.
Detto ciò, rimangono da chiarire alcuni aspetti importanti. Difformità culturali che ci trasciniamo dietro da millenni e che ancora non abbiamo avuto il coraggio di esternare ed epurare dalle false nozioni che anche alcuni “preti” hanno divulgato ma non attuato nella pratica del vivere quotidiano.
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