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giovedì 1 ottobre 2009

scudo fiscale, ricchezze e povertà



Alle ore 22,00 del 30 settembre 2009; con 309 voti favorevoli e 247 contrari, alla Camera dei Deputati è passata la fiducia al testo correttivo del decreto anticrisi che comprende le norme sul cosiddetto scudo fiscale. Ora, passa al vaglio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che, se riterrà costituzionalmente valido l’atto, apporrà la sua firma.
Come si evince i passaggi democratici per la promulgazione di una legge ci sono! Speriamo bene!

La speranza, di cui sopra non è connessa alla bontà del testo di legge ma alla “bontà sociale” degli evasori, la cui avidità è dimostrata nei fatti quantificabili in 300mld di euro, questo il tesoretto depositato nei paradisi fiscali.
Ora, l’opposizione, inesistente alla Camera, luogo istituzionalmente preposto, esplode sui mass media: è il gioco delle parti.
Quel gioco privo di regole che ha concesso a pochi di gestire i fondi comunitari e che ha elargito soldi pubblici agli imprenditori per salvare loro stessi ma non i dipendenti; che ha tutelato banche, assicurazioni e speculatori. Detto questo, non si vuole accusare nessuno! Al contrario, si vuole solo rammentare che l’avidità di pochi è disfacimento e morte certa per il grosso della comunità.
Allo stato attuale delle necessità sociali è auspicabile che non si rimettano a giocare gli evasori in armonia al vecchio adagio “Fatta la legge, trovato l’inganno” ma attuino quanto dettato dall’etica del vivere universale.

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