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venerdì 19 giugno 2009

caffè al bar, rito italiano


Il caffè con gli amici; la macchina; gli elettrodomestici; la televisione accesa full time sono alcune delle abitudini assimilate dalla civilizzazione industriale.
La televisione accesa è un classico nelle case degli italiani. Alcuni, anziché mettere la macchinetta del caffè sul fuoco, appena svegli premono sul telecomando e giù: dallo schermo parole e musiche a valanga irrorano ambienti e funzioni domestiche.
L'abitudine è talmente radicata che non ci si fa più caso; anzi se non si sente il ronzio cacofonico dell'amico catodico i luoghi vestono abiti surreali, misteriosi. Non si bada alla notizia ma al rumore. Un rumore che sopperisce alla mancanza di una compagnia e, in simile veste, assurge, paradossalmente, a terapia contro la solitudine. Solo a sera, prima di andare a letto, torna la quiete.
In simili circostanze vola nell'aria una notizia, scavalca le finestre e diviene di dominio pubblico: sarebbe importante somigliare a lui nella sostanza cerebrale e non nella forma esteriore: non è l'abito che fa il monaco... Questa frase, gettata in faccia alla giornalista dal manager pressato da domande frivole, di sicuro non è stata soppesata neanche dalla giornalista stessa, altrimenti non sarebbe andata in onda, visto il taglio del servizio.

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